Cronaca locale

«Senza termovalorizzatore Milano come Napoli»

Il Consiglio direttivo del Parco Sud ha cestinato ieri il progetto del nuovo termovalorizzatore. Il direttivo dell’ente riunito ieri a Palazzo Isimbardi su convocazione del presidente della Provincia Guido Podestà ha infatti approvato un documento che chiede di trovare, per il nuovo impianto brucia-rifiuti, localizzazioni diverse da quella del Parco agricolo sud Milano. E ora la palla torna al Pirellone.
È un brutto stop per la proposta di Amsa, che ha firmato un’istanza diretta alla Regione per costruire proprio lì - nel Comune di Milano ma al confine con Opera - quel termovalorizzatore che dovrebbe risolvere definitivamente il problema dello smaltimento della montagna di rifiuti prodotti dall’area metropolitana. Il sito scelto da Amsa sulla base del Piano provinciale dei rifiuti approvato dalla Provincia nel 2008 è un triangolo incolto tra il carcere, la tangenziale e il depuratore Milano Sud san Rocco. Un’area che interessa quindi i Comuni di Opera e di Rozzano, il consiglio di Zona 5, la Soprintendenza Beni architettonici, e anche il Parco, che in virtù di questo coinvolgimento ha dato parere negativo. Un no che secondo Amsa non ha effetto vincolante sull’iter urbanistico, ma che rappresenta un ostacolo politico non da poco per la realizzazione dell’impianto. Sulle conseguenze della possibile bocciatura del progetto il presidente di Amsa è molto netto: «Chi non lo vuole se ne assume la responsabilità - ha detto ieri Sergio Galimberti dopo la notizia dello stop - e prepara per Milano uno scenario tipo-Napoli». Insomma, per Amsa si va incontro alla matematica impossibilità di smaltire tutto il prodotto della città, differenziata o no. E nel giro di pochi anni: «Il Piano provinciale - precisa Galimberti - fissa come scadenza il 2013. Oggi gli impianti sono a tappo. Silla non è in grado di ricevere 100 chili in più, e se si guasta una linea abbiamo difficoltà a trovare soluzioni. In Italia si parla di 6 milioni di tonnellate di rifiuti da smaltire. A Milano, considerata anche la revisione delle stime, siamo a 400mila tonnellate». Nonostante questa urgenza matematica di cui parla Amsa, l’ipotesi su cui lavora azienda ha provocato una levata di scudi dei sindaci della cintura sud, che hanno opposto obiezioni di natura ambientale. Con argomenti che per Amsa sono inconsistenti: «È come per il nucleare o la Tav - obietta il presidente - chi si oppone a queste soluzioni vuole lasciare il Paese arretrato, al Medioevo. Si tratta di posizioni oscurantiste. E parlare di tutela del parco in quella zona già antropizzata in cui sono presenti un carcere, un centro commerciale e un depuratore fa abbastanza ridere». Tantomeno, per Amsa, si pone un problema di tutela della salute. «Prima del Silla 2 - spiega ancora Galimberti - dalla metà degli anni Sessanta fino al 2001 c’era un Silla 1 che bruciava rifiuti, e con tecnologie ovviamente più vecchie. E non risultano problemi di salute. La realtà è che con la produzione di energia il termovalorizzatore riduce i problemi ambientali.

E il fatto che Veronesi sia d’accordo nonostante l’impianto sia a meno di 2 chilometri dallo Ieo, conferma che non c’è niente da temere».

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