Un senzatetto scopre di avere la «luce del mondo»

Monsignor Mauro Piacenza firma il libretto del dramma lirico che ha per protagonista Sergio Fiorentini

In scena vediamo un uomo che trascina un carretto. Su questo sta il diavolo, insidioso e petulante: è l’uomo, però, a portarlo con sé, quasi non potesse farne a meno. Un’immagine che in fondo riguarda tutti noi, quella che potrebbe costituire la locandina del dramma lirico in due atti La luce del mondo, al debutto venerdì sul palco del teatro Argentina. Un’opera che fonde canto, recitazione, proiezioni cinematografiche e musica d’orchestra, quella su libretto di monsignor Mauro Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa.
«L’idea da cui sono partito è che musica, arte e spettacolo rientrano nell’ambito apostolico e possono comunicare con efficacia il messaggio e i valori di Cristo al mondo», spiega l’autore del testo. «L’uomo del dramma è mendicante di felicità come lo è nella Storia, e ciò fa riflettere». Veicolare con mezzi artistici aspetti anche complessi del modello offerto da Gesù di Nazareth, far uscire la Chiesa dalle chiese: questa, in sintesi, la scommessa della Commissione e della Fondazione a essa legata, voluta da Giovanni Paolo II nel 2004 e presieduta da Giovanni Morello. «Difficile non cadere nel banale o nel didascalico - commenta il regista, Camillo Befani -. Il personaggio che compare fin dal primo atto vive un travaglio, è dubbioso e fatica ad ascoltare le Beatitudini e a far propria la pienezza della proposta di Gesù. La conclusione, però, è di speranza».
Il testo sacro e la scala di valori enunciati nel discorso della montagna (Vangeli di Luca e Matteo), sono infatti alla base del dramma, musicato da Ferdinando Nazzaro con una particolare insistenza sulle emozioni, dalla sceneggiatura demoniaca con basso e soprano iniziale al Magnificat conclusivo. Una parabola che lascia intravedere la luce, dunque, e che è immaginata da un personaggio-chiave: un senzatetto, un «barbone» avulso da regole e convenienza, cui dà voce il noto attore Sergio Fiorentini. «Il barbone pensa a tutto ciò dopo aver trovato nell’immondizia alcuni libri evangelici - racconta Fiorentini -. Spesso il clochard ci impaurisce, per la sua semplicità.

Ecco, quel che ci turba è la semplicità, che in fondo è prossima alla spiritualità, senza la quale la vita è ben poca cosa». Teatro Argentina, ore 21. Ingresso gratuito. È necessario il biglietto di invito, prenotabile allo 06-68193064.

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