da Como
Giuseppe Castagna, fratello di Raffaella e zio di Youssef, figlio di Paola Galli, tre delle quattro vittime della strage di Erba (Como), ha espresso i suoi sentimenti in una lettera recapitata ieri a La Provincia di Como: il ragazzo non ha parlato del dolore per la perdita dei suoi cari, ma della rabbia provata per latteggiamento in aula dei coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, rei confessi delleccidio dell11 dicembre del 2006 (confessione poi ritirata durante ludienza preliminare).
«Martedì scorso - scrive Castagna - ho visto gli assassini di mia madre, di mia sorella, di mio nipote e della signora Valeria, erano a pochi metri da me, ridevano e ci guardavano con aria di sfida. Nei loro occhi - aggiunge - non ho letto il benché minimo pentimento. Essendo stato chiamato a testimoniare, ho dovuto abbandonare il processo, anche se purtroppo ho avuto modo di leggere lorrore del racconto del medico legale».
Per Giuseppe Castagna, «venire a sapere il numero di coltellate che ha ricevuto mia sorella, il modo con cui è stata finita, il fendente portato alla gola del piccolino con torsione ripetuta della lama per aumentarne gli effetti, il fuoco appiccato sul corpo di mia madre, ha fatto andare in frantumi i miei principi morali».
Beppe Castagna definisce quelle dei due imputati «patetiche vite» e ritiene che «ogni loro respiro, ogni irrispettoso sorrisetto siano unoffesa alle meravigliose vite da loro distrutte. Se solo avessi letto nei loro occhi un minimo di sofferenza, di pentimento, se avessero ritrattato le loro confessioni e si fossero dimostrati pronti e desiderosi di subire una giusta pena, probabilmente il mio stato danimo non sarebbe questo».
Beppe Castagna conclude dicendosi «sicuro che una condanna ci sarà, ma qualunque sia la pena che riceveranno non sarà comunque mai abbastanza. Non credo nella pena di morte, la ritengo per molti versi una liberazione per chi, avendo commesso delle atrocità, ne prende coscienza».
Per il fratello di Raffaella, dunque, la speranza e la consolazione «che a quei due mostri venga tolta ogni possibilità di stare insieme e che vivano fino ai loro ultimi giorni in completa solitudine».
Riprende stamattina alle 9 il processo in Corte dAssise a Como.
Sul banco dei testimoni sfileranno soprattutto i vicini di casa, coloro che abitano nella vecchia cascina ristrutturata di Via Diaz.
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