da Bagdad
Un ingegnere francese che lavora al trattamento delle acque nella capitale irachena, Bernard Planche, è stato rapito ieri da sette uomini armati a bordo di due auto, davanti alla sua abitazione nel quartiere esclusivo di Mansur, nel settore ovest di Bagdad.
La sua «scomparsa» - la polizia irachena ha parlato subito di rapimento - è stata confermata ieri dal ministero degli Esteri francese, il quale ha reso noto che lingegnere lavora per lorganizzazione non governativa «Aaccess», nel campo economico e sociale.
«Da quando abbiamo avuto linformazione - ha detto il portavoce del Quai dOrsay, Jean-Baptiste Mattei - la nostra ambasciata a Bagdad si è mobilitata. È in stretto contatto con le autorità locali irachene per ottenere la liberazione del nostro compatriota».
Il rapimento di Planche - che non è stato ancora rivendicato - è il terzo compiuto ai danni di cittadini occidentali a Bagdad negli ultimi dieci giorni.
Il presidente francese Jacques Chirac ha garantito che «tutto è stato avviato per ottenere il rilascio» di Bernard Planche, sequestrato a Bagdad. Secondo quanto riferisce una nota dellEliseo, Chirac ha avuto un colloquio telefonico con la figlia dellostaggio.
Il 25 novembre è stata sequestrata larcheologa tedesca Susanne Osthoff, di 43 anni, e successivamente quattro attivisti dei diritti umani appartenenti allorganizzazione «Christian Peacemaker Team»: il britannico Norman Kember, di 74 anni, lamericano James Fox, di 54, e i canadesi James Lonet, 41 anni, e Harmeet Singh Sooden, 32 anni.
Il ministro degli Esteri britannico Jack Straw ha invitato i rapitori dei quattro attivisti a farsi vivi. «Siamo pronti ad ascoltare quello che hanno da dire», ha dichiarato. La Bbc, citando fonti diplomatiche a Bagdad, ha reso noto che sono stati avviati contatti diretti con i sequestratori.
Per la tedesca Susanne Osthoff un ultimatum posto dai rapitori è scaduto venerdì scorso. I rapitori chiedevano che il governo tedesco interrompesse la collaborazione con il governo provvisorio iracheno. Per gli altri quattro, invece, è stata annunciata su Internet la scadenza dell8 dicembre, entro la quale si chiede che siano rimessi in libertà tutti i detenuti nelle carceri delle forze multinazionali in Irak.
Ieri intanto a Auckland lassociazione «Studenti per la giustizia in Palestina», a cui il canadese Singh Sooden aderisce, ha organizzato una manifestazione per chiedere la liberazione degli ostaggi.
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