Cultura e Spettacoli

Il serial killer Dahmer che dilania ancora gli Usa

La fiction di Ryan Murphy racconta una storia di ferocia. Il regista: "Spieghiamo l'omofobia"

Il serial killer Dahmer che dilania ancora gli Usa

Los Angeles. Quando due poliziotti in servizio nella città più abitata del Wisconsin hanno ascoltato le richieste di aiuto di Tracy Edwards, un ragazzo che correva per strada seminudo con un paio di manette che gli penzolavano dal polso, sono risaliti alla casa del trentunenne Jeffrey Dahmer. Edwards, appena scappato dalle grinfie del mostro, li ha condotti a una palazzina di periferia. Arrivati all'appartamento 213, i due non potevano credere ai propri occhi. Nel frigorifero c'era la testa mozzata di un uomo, nei cassetti del comò della camera da letto decine di polaroid raffiguranti organi e arti umani smembrati. Nascosti nella stessa stanza c'erano sette teschi e altre tre teste decapitate, in un grosso bidone blu parti umane in differenti stati di decomposizione. L'odore di carne in putrefazione e solventi chimici era insostenibile.

Dal 1978 sono state diciassette le vittime della sua follia. Ragazzi, anche molto giovani, i loro corpi cannibalizzati, abusati e parzialmente conservati nell'abitazione del loro carnefice. L'arresto del cannibale di Milwaukee, la notte del 22 luglio 1991, segnò la fine di un incubo durato tredici anni per un'intera comunità.

Proprio mentre uno dei killer più feroci della storia americana veniva fermato e rinchiuso per sempre - verrà ucciso nel 1994 in un bagno del Columbia Correctional Institution nel Wisconsin, da un detenuto di nome Christopher Scarver - la sua cupa leggenda cominciava a prendere forma. Dahmer - Mostro: la Storia di Jeffrey Dahmer, è la serie Netflix creata da Ryan Murphy l'autore di successi come American Horror Story, American Crime Story e Glee, che ripercorre gli eventi legati all'omicida nato a Milwaukee il 21 maggio del 1960, nella serie interpretato da Evan Peters che con Murphy ha lavorato in American Horror Story. «Per preparare questa serie abbiamo impiegato molto tempo - spiega Murphy, che ha stretto con Netflix un accordo a lungo termine da 300 milioni di dollari - Il tema è molto difficile da trattare, fra ideazione e scrittura sono passati dieci anni, solo per il casting ci sono voluti più di sei mesi. Non ci interessava parlare semplicemente del mostro, volevamo capire quali circostanze lo avessero creato. Prima fra tutti l'ambiente culturale e sociale dell'America degli anni Novanta».

Dahmer ha effettivamente potuto agire indisturbato per tredici anni proprio perché più volte la polizia ha ignorato denunce e richieste di aiuto provenienti da cittadini afroamericani o latini, suoi vicini di casa. «In realtà spiega Murphy abbiamo voluto affrontare ed esporre temi come il razzismo sistemico e l'omofobia nell'America di quegli anni, mostrando come una parte della comunità non avesse voce, neanche di fronte alle autorità».

Il serial killer era gay, le sue vittime erano giovani ragazzi che spesso accettavano di accompagnarlo a casa in cambio di denaro o con la promessa di scattare delle foto a luci rosse. Polemiche e un'accusa di omofobia alla serie è arrivata quando Netflix ha fatto l'errore, prontamente rimediato, di inserire il titolo sotto al tag LGBTQ+. Un'altra critica è arrivata da alcuni parenti delle vittime, che hanno accusato il film-maker di strumentalizzare il loro dolore.

Non è piaciuta in particolare la scena della testimonianza di Rita Isabell, sorella di Errol Lindsey ucciso a soli 19 anni, durante il processo al serial killer. Eric Perry, cugino di Errol ha postato su Twitter il video della reale testimonianza di Rita, mettendola a confronto con la scena ricostruita nella serie. «Non sta a me dirvi cosa guardare ha commentato l'uomo questi tipi di show piacciono a molti, ma se volete conoscere il punto di vista delle vittime, sappiate che io e la mia famiglia siamo molto arrabbiati: c'era davvero bisogno di traumatizzarci ancora? Per quale motivo?».

Rimane il fatto che Dahmer è uno degli show più visti di tutti i tempi: «Si calcola che la settimana prossima raggiungeremo un miliardo di ore di streaming in tutto il pianeta - ha annunciato Murphy È il più grande successo della mia carriera, nessuno di noi lo immaginava mentre eravamo sul set. Credo che uno dei motivi sia che il mondo in questo momento è un luogo oscuro, in molti cercano di sfogare e trasferire in qualche modo le proprie ansie quotidiane, inoltre, da quando c'è stata la pandemia, la gente ha iniziato a porre una particolare attenzione verso le malattie e i disturbi mentali.

Nel nostro show, ogni personaggio ha un momento in cui parla di questo argomento, credo che la cosa interessi molto».

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