Serialità

Dai romanzi al mito, la serie tv di Sherlock Holmes è un cult

La versione contemporanea di Sherlock è disponibile su Sky. A 12 anni dal debutto resta uno degli show televisivi più amati dal pubblico

Dai romanzi al mito, la serie tv di Sherlock Holmes è un cult
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Sono trascorsi quasi 12 anni da quanto la serie sulle imprese investigative di Sherlock ha fatto la sua apparizione in tv. E, ancora oggi, in molti la considerano un esempio di grande valenza per la narrativa crime. Attingendo dalla tradizione scrittoria di sir Arthur Conan Doyle, la serie tv vede il personaggio di Sherlock trapiantato in tempi moderni e una Londra cosmopolita dal grande fascino. Dettaglio che ha permesso allo show di veleggiare alto negli ascolti e di convincere la critica. Sono 4 le stagioni fino ad ora realizzate che sono arrivate in tv con discontinuità a fronte di un impegno da parte del cast, ed è stato prodotto anche un episodio speciale ambientato proprio in epoca vittoriana. In Inghilterra è stato un vero e proprio successo, qui in Italia il fenomeno è stato di una gittata minore ma ha trovato largo consenso tra il pubblico dei social (soprattutto quello femminile).

12 gli episodi in tutto, dalla durata big di 90 minuti e concepiti proprio come film per la tv, tutti ispirati ai romanzi del celebre autore inglese. E, dopo un periodo di assenza dagli schermi, ora la serie completa di Sherlock è disponibile su Sky e in streaming su NowTv, così da poter rivedere o riscoprire una tra le serie più belle del decennio e che, di conseguenza, ha stigmatizzato il mito di Holmes dentro e fuori lo schermo. Non una semplice storia crime, ma un dramma di formazione di ottima fattura con un duo di attori in completo stato di grazia.

Il detective di Baker Street come non lo avete mai visto

Sherlock è un uomo schivo e metodico. Attento al dettaglio e deduttivo. Lui stesso ha scelto di essere un "consulente investigativo". Non è una persona facile tanto da avere difficoltà a relazionarsi con la gente, a causa di queste sue caratteristiche. L’unico che riesce a star dietro alle sue fisime è Watson. Ex militare e reduce dalla guerra in Afganistan, ritorna a Londra dopo un lungo periodo di assenza e, per una strana coincidenza, si trova a condividere l’appartamento al 221B di Baker Street insieme a Sherlock. Nel primo episodio, ispirato a Lo Studio in Rosa, oltre a presentare i due personaggi e la loro latente alchimia, sia Sherlock che Watson si trovano a collaborare con la polizia e a far luce su un suicidio che nasconde molti segreti. È nel corso della storia che l’investigatore si troverà di fronte a Moriarty, la sua nemesi, in un crescendo di colpi di scena e sconcertanti rilevazioni. Ogni episodio è ispirato a un libro di Doyle ma, allo stesso tempo, tesse un racconto di ottima fattura in cui c’è spazio per le vicende personali dei due protagonisti.

Una serie che funziona in ogni minima parte

Che Sherlock sia un cult è un dato di fatto. Ed è bastato poco per dare agio alla serie di esplodere come un vero e proprio fenomeno di costume. Giocando con tutti gli stilemi di un crime e affondando a piene mani nella tradizione letteraria di Arthur Conan Doyle, è uscita fuori una serie che strizza l’occhio al genere giallo, raccontando invece qualcosa di nuovo e di diverso. C’è l’indagine poliziesca ma c’è anche il dramma di formazione, l’ironia, l’azione e l’immagine di una splendida Londra con tutte le sue luci e ombre. E la serie funziona proprio per questo: è come se fosse un ibrido. Oltre al crime c’è anche uno sguardo sconsiderato alla realtà che stiamo vivendo attraverso gli intrecci e i colpi di testa di un uomo dallo spiccato acume.

Benedict Cumberbatch, uno Sherlock "permaloso"

Già celebre prima di indossare i panni di Sherlock, è comunque con la serie inglese che l’attore si è imposto come divo del cinema di oggi. Lo abbiamo visto, ad esempio, nei panni del Dottor Strange nella saga della Marvel, è stato protagonista ne Il potere del cane (premiatissimo agli Oscar), ma è stato anche Edison nel film sull’inventore della luce elettrica, ma è stato un drago cattivo ne Lo Hobbit e ha preso parte ai film di Star Trek. Benedict Cumberbatch è un vero e proprio attore poliedrico. Alto, bello, sorriso smagliante, profondi occhi azzurri con doti di versatilità. La stampa, infatti, ha sempre tessuto le sue lodi e, nel momento in cui è imploso con la serie di Sherlock, per lui sono fioccati un apprezzamento dopo l’altro. Il The Guardian ad esempio ha scritto che Benedict Cumberbatch ha "la reputazione di interpretare molto bene uomini inusuali e brillanti e il suo Holmes è vanitoso, freddo, permaloso e introverso". E non è tutto. La BBC Wales descrive lo Sherlock della serie come "un supereroe dinamico del mondo moderno, un arrogante, un segugio trasportato dal desiderio di dare la prova di essere più intelligente del criminale di turno e della polizia". Il successo, però, ha generato una serie di aspettative da parte del pubblico che, a volte, sono state disattese. Infatti, molto criticata è stata la stagione tre per aver estremizzato e spinto alla morbosità il rapporto tra Sherlock e Watson.

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Un amore sconsiderato per le opere di Doyle

La serie è sviluppata da Steven Moffatt e Mark Gatiss. I due sono sceneggiatori molto famosi nel Regno Unito. Non solo perché hanno lavorato più volte insieme nell’adattare per la tv altri grandi classici della letteratura, come Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr Hyde, ma perché entrambi hanno da sempre condiviso un amore quasi sconsiderato per le opere di Doyle. L’idea di una serie su Sherlock è nata a Cardiff. Gatiss era a lavoro sulla serie Dottor Who, Moffatt era attore della celebre produzione sci-fi. Da qui, durante una pausa dalle riprese, entrambi hanno cominciato a ragionare sul progetto. È diventato tale quando la moglie di Moffatt ha portato l’idea ai vertici della BBC che subito hanno sposato il progetto. Con 10 milioni di telespettatori, Sherlock è diventato uno degli show più celebri della prima rete inglese.

I fan vorrebbero una liaison tra Sherlock e Watson

Il successo, ovviamente, genera tanti eccessi. Lo scotto della fama ha fatto crescere diverse teorie, alcune di queste anche alquanto bizzarre, in cui i fan della serie avrebbero voluto vedere una storia d’amore tra Sherlock e Watson. Questo perché il loro rapporto è sempre stato costruito in maniera ambigua e al limite del consentito, e questo ha fatto si che il pubblico più fedele potesse fantasticare. Per fortuna, nella serie è stata scansata questa possibilità ma è in rete che si leggono diverse fan fiction (anche molto spinte) su una relazione d’amore tra i due.

Oltre la tv: i film con Robert Downey Jr.

Di sicuro, la serie moderna su Sherlock non è stata l’unica che ha lustrato a specchio il mito del celebre investigatore. C’è da segnalare la dilogia di film con Robert Downey Jr e Jude Law che sono stati diretti da Guy Ritchie. Il primo fulminante capitolo è arrivato nelle sale nel 2009, portando sul grande schermo uno Sherlock scanzonato e beffardo, quasi più simile a un super-eroe, in una versione pop e altamente accattivante.

Nel 2011 è uscito Gioco di ombre, il sequel, e ancora oggi si discute sul terzo capitolo che, però, ancora non è entrato in produzione.

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