Serialità

Imperfetta, ma accattivante: in streaming c’è La vita bugiarda degli adulti

Una serie imperfetta ma, al tempo stesso, di ottima fattura. Ecco perché il romanzo di Elena Ferrante brilla nella nuova produzione - tutta italiana - di Netflix

Imperfetta, ma accattivante: in streaming c’è La vita bugiarda degli adulti
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Un dedalo infinito di sguardi, di tormenti, di frasi vane al vento. Una storia che scava a fondo nei sentimenti umani, facendo emergere un ritratto dolce e amarissimo della classica famiglia borghese e di sinistra. La vita bugiarda degli adulti, nuova serie italiana di Netflix, disponibile in streaming dal 4 gennaio, è di fatto una delle novità più eclatanti di questo 2023 appena iniziato. Ispirato all’omonimo romanzo di Elena Ferrante – disponibile in Italia grazie a Edizioni E/o – , la stessa autrice che ha raccontato la Napoli del dopo guerra e del boom economico in L’amica Geniale, in questo racconto carico di suggestioni cerca di esplorare il significato stesso dell’adolescenza, riuscendo a stigmatizzare ancora una volta l’immagine della città Partenopea con le sue luci, ombre e tradizioni. Un romanzo per nulla facile che diventa una serie tv altrettanto complicata ma carica di significato.

Sei gli episodi da un’ora ciascuno – più o meno – diretti da Edoardo De Angelis, regista campano che conosce molto bene i lati oscuri di Napoli, che con la collaborazione alla sceneggiatura della stessa Elena Ferrante ha portato a compimento una serie "monumentale". Non nella messa in scena, che resta patinata e troppo eterea, ma nel modo in cui si approccia ai temi principali della serie. Imperfetta, ostica e accattivante, ecco perché La vita bugiarda degli adulti è la serie che tutti dovrebbero vedere.

I segreti di una famiglia borghese

Giovanna non è una ragazza come le altre. Ha i capelli corti, non si applica negli studi, ha poche amiche ed è uno spirito libero. Nel suo girovagare cerca di capire e conoscere se stessa. Vive in una campana di vetro, nel cuore del Vomero, figlia di un professore di sinistra (Alessandro Preziosi) e di una rispettabile insegnante (Pina Turco) che arrotonda come correttrice di bozze. Un giorno, Giovanna sente l’esigenza di conoscere qualcosa in più sulla sua famiglia e chiede al padre di andare da sua zia Vittoria (Valeria Golino). La donna, che vive nei bassifondi di Napoli, da tempo ha rotto i rapporti con il fratello. La ragazza grazie a zia Vittoria è come se cominciasse ad apprezzare la vita e tutte le sue sfumature, proiettandosi in un mondo a lei sconosciuto. Tutto questo, però, apre una ferita mai risanata all’interno della famiglia, facendo venire a galla segreti e insoddisfazioni che sono rimasti sepolti sotto le sabbie del tempo.

Gli anni ’90 e la città di Napoli

La vita bugiarda degli adulti è una serie carica di emotività, di ombre, di luci, di odio, di rancore, di parole non dette e di algidi misteri che si annidano nel cuore. È una serie verace che rappresenta l’anima di una città, quella di Napoli, in bilico tra tradizione e innovazione, povertà e borghesia, odio e amore, bene e male. Oltre alla storia di una famiglia disgregata al suo interno e di una ragazza che comincia il suo percorso verso l’età adulta, il regista ha la capacità di fotografare il capoluogo partenopeo con tutti i suoi pregi e difetti, tanto è vero che la città diventa quasi un personaggio a se all’interno della vicenda. Parla, vive e accompagna il pubblico alla scoperta della vita di Giovanna, persa dentro un mare di paure e incertezze. Traspare la Napoli del Vomero, con le sue case splendide e illuminate a giorno; ma si conosce anche la Napoli più povera, più disadattata ma comunque affascinate e carica di storie da raccontare. Da cornice ci sono gli anni ’90 che echeggiano con quei jeans a vita alta, con le tv a tubo catodico, con le hit da musica dance, e sullo sfondo racconta l’Italia che vuole cambiare.

Valeria Golino brilla nella sua cadenza dialettale

A una vicenda molto complessa, fatta di proverbi, di saggezza popolare e di parole sussurrate, c’è un cast di ampio valore che funziona lì dove la sceneggiatura risulta essere troppo auto-referenziale ed evocativa. Spunta un magnetico Alessandro Preziosi, l’indimenticato Conte Ristori di Elisa di Rivombrosa, qui nel ruolo di un padre e di un insegnate dal carattere schivo che non ha a cuore – veramente – la sua famiglia. Pina Turco è la co-protagonista. Madre di Giovanna è una donna intelligente, calma e pacata ma insoddisfatta dalla vita. E poi c’è Valeria Golino che, di fatto, è la vera stella de La vita bugiarda degli adulti. È la zia Vittoria, da tutti descritta come una donna manipolatrice e "brutta", in realtà, il pubblico conosce una donna ben diversa, capace di essere forte ma allo stesso sfuggente e pungente. L’attrice di cui abbiamo già imparato ad apprezzare le sue doti recitative, qui appare al meglio di sé. Parla e recita in napoletano come se fosse la sua lingua madre. E lo fa con una tale lucidità che è impossibile non restare ammaliati da quelle perle di saggezza. Quello di Vittoria è, di sicuro, il personaggio più esemplare e che più rispecchia l’essenza di Napoli.

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Prima della serie c’era il romanzo "crepuscolare"

È notizia agli onor di cronaca il fatto che la serie di Netflix sia un adattamento del romanzo di Elena Ferrante, arrivato nelle librerie nel 2019. Il testo, che non fa parte di una saga – diversamente da ciò che è accaduto con L’amica Geniale –, è uno dei romanzi più cupi dell’autrice italiana. Forse, anche quello più ruvido. Il suo stile coì pungente e così rarefatto è complice di una storia ansiogena, che crea quasi dipendenza, capace di essere sia un romanzo di formazione che un drama familiare di rara bellezza. E la serie tv, pur riuscendo a cogliere i chiaro-scuri, non è dirompente come il testo di riferimento, preferendo puntare a una suggestione olfattiva e emotiva, invece che sviluppare un racconto coeso. Forse è proprio questa la nota di demerito, ma, al tempo stesso, è la caratteristica che contraddistingue la serie tv.

Ma chi è Elena Ferrante?

È riconosciuta tra le 100 autrici più influenti del secolo, come riporta il New York Times. Originaria di Napoli, oggi vive negli Stati Uniti. Della sua vita privata si sa poco o nulla. La Ferrante preferisce restare nell’ombra e far parlare le sue opere, che brillano per qualità e ricercatezza. Molto autobiografiche, si dice che siano uno spaccato di vita della sua gioventù. Ha esordito con L’amore molesto, per continuare nel 2006 con La figlia Oscura ma è con la pubblicazione del primo libro de L’Amica Geniale che Elena Ferrante diventa una vera e propria star.

Di lei, non solo viene apprezzata la scrittura piena di aforismi e pungente come la lama di un coltello, ma piace per i temi che sviscera nei suoi romanzi. Prima di tutto è capace di "decostruire" il concetto stesso di famiglia, e inoltre affronta con garbo il tema dell’inclusione della donna in un mondo popolato – ancora – dall’uomo. Si sa, però, che Elena Ferrante sia solo uno pseudonimo. Tra le ipotesi sulla sua possibile identità ci sono quelle di Anita Raja, saggista partenopea, moglie di Domenico Starnone e traduttrice di Starnone stesso, nonché di Goffredo Fofi e degli editori della E/o.

Non è la "nuova" Amica Geniale

Di sicuro la serie è un prodotto totalmente diverso, se messo a paragone con L’amica Geniale. Sono figli della stessa autrice ma con approcci diversi. Lì c’è il ritratto di due donne che cercano di emanciparsi in una Napoli durante il boom economico, ne La vita bugiardi degli adulti, pur restando ferma nelle sue intenzioni iniziali, la serie si sofferma su temi e caratteri assai diversi.

Più che una "fiction" è una serie d’autore che, però, potrebbe non piacere al grande pubblico.

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