Serialità

frivola e volgare". La pronipote di Lidia Poet contro la serie tv

Gli ultimi parenti ancora in vita della prima donna avvocato d'Italia, intepretata da Matilda De Angelis in La Legge di Lidia Poët, si sono scagliati contro la caratterizzazione della loro antenata, resa troppo volgare ed esuberante

"È frivola e volgare". La pronipote di Lidia Poet contro la serie tv

Che La Legge di Lidia Poët, la serie tutta italiana basata sulla vera storia della prima donna avvocato d'Italia, sia e continui a essere un grande successo mondiale lo dimostra il fatto che in nemmeno 15 giorni è diventata la terza serie più vista a livello globale su Netflix. Ma, come era probabile, non è piaciuta a tutti. E tra le voci dissidenti fanno particolare rumore quelle degli ultimi parenti ancora in vita dell'avvocata, che si sono detti sdegnati dalla ricostruzione curata da Guido Iuculano e Davide Orsini. "In quella serie tv non c'è sul serio nulla della mia parente Lidia: ne ho vista una sola puntata e poi ho abbandonato per sdegno", ha sentenziato Marilena Jahier Togliatto, la più giovane (classe 1948) dei pochi discendenti diretti di Pöet che ancora abitano le valli piemontesi tra Pinerolo e Pomaretto. La donna, infatti, non si sposò mai e non ebbe figli.

La pronipote di Poët è rimasta fortemente impressionata dalla serie "troppo romanzata" dedicata alla sua antenata che, sebbene non abbia mai avuto la fortuna di conoscere di persona, sente di poter descrivere come lontassima dall'immagine restituita da Netflix. "Io non l'ho mai conosciuta Lidia, ma in famiglia se n'è sempre parlato tantissimo. Lei ha presente quella scenaccia di sesso all'inizio della prima puntata? E ha esaminato il linguaggio in cui scade a volte Lidia? È vero, è una fiction, ma nell’800 quelle parolacce manco esistevano. Insomma, va bene romanzare, ma neanche storpiare così un personaggio che tanto bene ha fatto alla storia dell’emancipazione femminile, mi pare ingeneroso. E di segno opposto al senso che ha voluto dare alla sua esistenza la mia lontana prozia".

Le dà manforte Valdo Poët, bisnipote di Lidia classe 1941, che ha bocciato la serie senza nemmeno averla vista: "Mi sono bastati i racconti. Io l'ho conosciuta quando avevo sette anni a Diano Marina, ero troppo piccolo per farmi un'idea, ma i miei genitori me ne hanno parlato spesso", dice, specificando che gli è sempre stata descritta come "una donna serissima, dedita soltanto allo studio, elegante e riservatissima". Lontana quindi, almeno in alcuni tratti, dalla protagonista della serie, spigliata ed esuberante. Valdo non chiude le porte alla possibilità di dare almeno una chance alla serie, di cui magari vedrà "qualche pezzo registrato da qualcuno", ma anche lui insiste sulla profonda inesattezza storica del racconto.

Secondo entrambi, infatti, ci sono diversi altri errori: "Intanto lei non ha mai vissuto in un villone a Torino. Abitava a Pinerolo, in una casa storica del centro, sopra i portici. Che bisogno c’era di stravolgere la storia? Era già abbastanza avventurosa restando fedeli alla realtà". E ancora: "Neppure il fratello di Lidia era sposato, mentre nella serie appare e parecchio una moglie: loro due vivevano soli con la servitù, erano una famiglia molto agiata ed entrambi pensavano solo ed esclusivamente al lavoro".

Insomma, della nuova produzione Netflix i Poët non salvano proprio nulla e, a girare il dito nella piaga, chiosano: "Solo il libro dedicato alla sua vita per ora ha fedelmente raccontato la sua figura".

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