Serialità

Shake, l’Otello di Shakespeare diventa una tragedia moderna (e a puntate)

Un'opera pop e moderna che riflette sui problemi dei giovani di oggi. Su Raiplay dal 14 aprile sono online tutti gli episodi

Shake, l’Otello di Shakespeare diventa una tragedia moderna (e a puntate)
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Il canale online e gratuito di Raiplay è nato – principalmente – come contenitore in differita e in diretta di tutti (o quasi) tutti i programmi delle reti Rai. Nel corso degli ultimi anni anche il network in streaming di Raiplay ha cambiato la sua identità, dapprima proponendo contenuti in anteprima rispetto alla sua trasmissione in prima serata, ma successivamente anche film e serie tv che sono condivise solo per il pubblico che fruisce di un prodotto tramite una connessione internet. È cominciato con la terza stagione de L’amica Geniale, ma il vero e proprio punto di svolta è arrivato con il fenomeno di Mare Fuori. La stagione 3 della celebre serie di Rai Due è stata condivisa prima su Raiplay, dove ha trovato un’ampia platea, e poi in prima serata. Ma l’evoluzione non è ancora finita. Dal 14 aprile è disponibile tutta la stagione di Shake, serie per adolescenti che punta a arricchire non solo l’offerta del canale on-web della Rai, ma più che altro cerca di consolidare una fetta di pubblico che sfugge dalle dinamiche della tv generalista.

Per Shake sarà un’impresa impossibile eguagliare il successo del prison drama di Ivan Silvestrini, ma si spera quanto meno di eguagliare i numeri del fenomeno della rete. Scritta e creata da Gianluca Bernardini, Carolina Cavalli e Caterina Salvatore, la serie di Raiplay non è un semplice teen-drama ma è un racconto moderno e audace che si ispira all’Otello di Shakespeare. La prima stagione – che risulta anche essere autoconclusiva – propone uno sguardo sulla generazione di oggi, senza dimenticare l’essenza del dramma teatrale del sommo poeta. Peccato che l’ottima idea di base non riesce a convincere fino in fondo.

Una storia di adolescenti nella Roma di oggi

Non ci sono né re, né regine e né nobili nella serie di Shake. Gli intrighi di cuore e quella satira tra ricchi e poveri viene contestualizzata in una Roma di oggi e in un liceo qualsiasi. È lì che prende forma una storia di amore, di ricatto e di vendetta. L’Otello – che nella tragedia era un condottiero veneziano – qui è un ragazzo di colore che sogna di diventare un asso nel parkour. Michele, il suo migliore amico, è Cassio. E Iago è invece una donna di nome Gaia che vive liberamente la sua sessualità. L’equilibrio precario si spezza nel momento in cui Thomas conosce Beatrice, la Desdemona della vicenda. Fa breccia sia nel cuore del protagonista che di Gaia. E sarà propria Gaia che, accecata dalla gelosia, cercherà di separare i due innamorati, tanto da creare una crepa anche nell’amicizia con Michele e con il resto del gruppo. Una storia dal finale già scritto ma nonostante ciò la serie tv riesce a mettere in mostra le fragilità e tutte le insicurezze dell’animo umano.

Tante buone intenzioni ma…

Fin da quando Shake è stata annunciata e presentata il pubblico, l’idea di raccontare il mondo che stiamo vivendo attraverso gli intrecci di una tragedia tipica del medioval drama (e del teatro inglese) è stata accolta con entusiasmo. Di fatti, fino a questo momento, le storie dedicate ai più giovani non sono mai state raccontate con una tale veridicità. Eppure, fin dal primo episodio di Shake si nota molto chiaramente che le buone intenzioni sono state tutte disattese. A una vicenda molto farraginosa che non conserva a pieno titolo l’anima dell’opera di Shakespeare, si unisce un cast di attori che non riescono a regalare enfasi alla narrazione e ai loro personaggi. La vicenda in sé tarda a ingranare e, con tutta la sua drammaticità, esplode solo verso la fine, senza riuscire però a regalare un po' di pathos e un briciolo e emozioni. Nonostante le buone intenzioni, Shake è una serie che funziona ma non fino in fondo, restando ferma ai meccanismi di una soap-opera e di un dramma giovanile senza riuscire ad andare oltre i tecnicismi di un racconto intra-generazionale.

Shake è la serie che vive all’ombra di Skam

Niente di nuovo all’orizzonte per i teen drama che vengono prodotti nel nostro Paese. Se prima di Shake c’è stato il grande fenomeno di Skam, l’unico che è riuscito a raccontare la generazione Z senza falsi perbenismi, il progetto che è stato portato alla luce da Raiplay non buca lo schermo. Anzi, ricalca alla perfezione tutti i prismi di Skam (clichè comprensi), portando in tv e in streaming una storia di poco impatto, e che non è affatto aderente alla realtà. È pur vero che, oggi, i ragazzi sono più consapevoli di loro stessi, ma Shake propone uno sguardo che non è aderente, e soprattutto, propone sempre lo stesso canovaccio del poco abbietto della scuola che finisce per innamorarsi della ragazza più in vista. E, in questo caso, neanche gli intrecci di una tragedia shakesperiana riescono a risollevare le sorti della serie tv.

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La tragedia che riflette sui giovani di oggi

Al di là di questo, Shake ha comunque un pregio. E, forse, l’unico che ha reso tale la serie tv e che invoglia il pubblico a immergersi della storia. Con tutti i suoi latenti difetti, lo show riflette comunque su tutte le problematiche di quei giovani che oggi attraversano l’adolescenza e guardano all’età adulta. Lo fa con schiettezza, con lucidità, senza scendere a compromessi, idealizzando una generazione che cresce troppo in fretta, che è sempre connessa ai social ma, nonostante le difficoltà e la crisi dei valori, non smette mai di sognare in grande. E, forse, è questo l’insegnamento più prezioso.

L’influenza dell’Otello nella cultura popolare

Le opere del sommo poeta sono sempre al passo con i tempi. Anche se sono arrivate ai nostri giorni attraverso traduzioni e frammenti di libri, Shakespeare è stato il bardo del mondo di ieri e del domani.

In special modo, l’Otello ha una tale influenza perché è una delle sue opere che più si riesce a adattare a qualsiasi stile di narrazione, perché racconta una storia universale che parla di amore, odio, vendetta e di vanità.

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