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Odio il Natale, la seconda stagione non convince

Su Netflix arriva la seconda stagione di Odio il Natale che, purtroppo, non è all'altezza della prima. La recensione

Odio il Natale, la seconda stagione non convince

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Lo scorso anno Odio il Natale si era affacciata nel catalogo Netflix come una serie nuova, originale e brillante, che aveva preso la serie norvegese Natale con uno sconosciuto e l'aveva trapiantata a Chioggia, dentro la vita di una donna alle prese con le aspettative della famiglia sulla sua vita sentimentale, specie in vista della cena della Vigilia di Natale. L'arco di episodi della prima stagione vedeva dunque la protagonista Gianna (interpretata da Pilar Fogliati) alla ricerca disperata di un uomo da portare alla cena di Natale della sua famiglia, tra la crisi matrimoniale dei suoi genitori e il difficile ma amatissimo lavoro in ospedale al fianco di Umberto (Glen Blackhall). La serie si concludeva però con un vero e proprio colpo di scena: qualcuno bussava alla porta di Gianna, accendendole un sorriso sulle labbra. Allo spettatore, però, non era dato sapere chi si fosse presentato alla soglia della donna. A questa domanda, invece, risponde la seconda stagione di Odio il Natale, che su Netflix debutta il 7 dicembre 2023 con altri sei episodi che prendono il via un anno dopo i fatti narrati nella prima stagione. La trama ruota intorno di nuovo alla vita sentimentale di Gianna. Sarà finalmente riuscita a trovare il vero amore?

Una protagonista che non convince

Pilar Fogliati è un'attrice e un'artista di grande talento, che si è ormai affacciata con sicurezza nel panorama delle produzioni nostrane. Eppure in questa seconda stagione di Odio il Natale il suo personaggio è quello più debole. Da una parte ci sono di nuovo gli intermezzi in cui l'attrice parla direttamente in macchina, rivolgendosi allo spettatore, dall'altra c'è un suo percorso che non rappresenta nessuna evoluzione, ma anzi si configura come un vero e proprio tornare indietro. Se nel primo caso viene meno l'intento di divertire con un atteggiamento brioso, nel secondo Gianna appare come un personaggio ingabbiato in se stesso. Una donna che viene descritta come altruista e sempre pronta a "sacrificarsi" per gli altri, ma che in questa seconda stagione appare soprattutto come un'egoista che non pensa alle conseguenze delle sue azioni e che prende decisioni senza preoccuparsi minimamente di ferire gli altri o di imporre il proprio punto di vista. Questo fa sì che lo spettatore non riesca mai ad entrare in empatia con la protagonista e anzi a volte si trovi ad esserne quasi infastidito. A questo si deve aggiungere anche una struttura narrativa che sembra non avere un'idea chiara in mente della direzione da far prendere alla storia. Il risultato è un racconto spesso caotico, dove viene buttata la proverbiale carne al fuoco senza che nessuno si renda conto che ce n'è troppa. E quando non è questa sovrabbondanza di stimoli e idee a indispettire lo spettatore, ci pensa una certa staticità, che porta questa seconda stagione ad apparire semplicemente come una copia più debole di quella frizzante dello scorso anno.

Odio il Natale 2: una serie di svago

Odio il Natale 2 non è una brutta serie. Il problema principale, forse, è che la prima stagione aveva gettato delle basi per aspettative molto alte che il nuovo arco di episodi non ha saputo rispettare. Detto questo, però, va riconosciuto alla serie di essere un prodotto pensato per intrattenere, senza avanzare chissà quali velleità o ambizioni artistiche. Da questo punto di vista è una serie tv molto onesta e diretta, che non finge di essere ciò che non è. Davanti allo schermo, dunque, lo spettatore può "spegnere" il cervello, lasciarsi guidare dalle (spesso inverosimili) avventure di Gianna e lasciar andare sulla tv una storia che non richiede alcuno sforzo. Grazie anche ad una buona colonna sonora e a personaggi secondari che riescono spesso a rubare la scena alla petulante protagonista, Odio il Natale rappresenta comunque un interessante esperimento produttivo, che dimostra come anche l'industria dell'intrattenimento del Bel Paese abbia voglia di cambiare, evolversi e rischiare. E questo merita sempre un applauso. Infine, per quanto possa apparire inverosimile per una serie comedy in cui ogni episodio ha la durata di circa mezz'ora, i momenti che funzionano al meglio sono quelli più apertamente drammatici, quelli in cui il Natale si veste di un'onda di malinconia, di un ricordo struggente di chi non c'è più o di chi non siamo più capaci di ricordare.

Il lato più drammatico della serie, di fatto, è la vera punta di diamante di questa seconda stagione.

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