Serialità

Regina Carlotta, il "revisionismo storico" di Netflix che ci incolla allo schermo

Tra storia e fiction, la serie tv prequel al "mito" di Bridgerton colpisce nel segno. Anche se di fatti realmente accaduti c'è ben poco, Shonda Rhimes scrive un bel feuilletton di stile ma moderno

Regina Carlotta, il "revisionismo storico" di Netflix che ci incolla allo schermo
Tabella dei contenuti

Netflix e Shonda Rhimes hanno compiuto un vero miracolo. Nessuno avrebbe mai immaginato che lo spin-off di Bridgerton sarebbe stato all’altezza delle aspettative, e invece, la parentesi dedicata alla gioventù della Regina Carlotta convince fin dal primo episodio. Il colosso dello streaming ha centrato di nuovo il suo obbiettivo, arruolando nella squadra la penna di Shonda Rhimes. Fino a oggi era solo in veste di produttrice, lavorando al successo di Bridgerton, ma per Netflix non aveva mai scritto una serie di suo pugno che potesse essere così intrigante. Ha lavorato per Inventing Anna, la storia della truffatrice dell’Upper West Side, ma in quel caso, il progetto non è stato degno di nota, cadendo vittima troppo spesso sia del politicamente corretto che di una autocelebrazione di una donna che era stata così abile a prendere in giro la gente che conta a New York. Con la Regina Carlotta, invece, torna ai suoi temi più cari, confezionando una serie che miscela il romance, un pizzico di femminismo e di inclusività, senza dimenticare uno sguardo attento e disamorato alla storia inglese del 1700.

Nei sei episodi che sono disponibili in streaming dal 4 maggio, la serie racconta la "genesi" di un amore intenso e vibrante tra la Regina Carlotta – per l’appunto – e il Re Giorgio che insieme hanno svecchiato la nobiltà inglese. Ma non è tutto. In un viaggio tra passato e futuro, diamo anche uno sguardo a una sovrana adulta che cerca di tenere saldo il suo potere in un momento in cui tutto il regno è senza un erede al trono. L’intreccio convince e la brevità della fiction ha permesso alla storia stessa di non allentare mai il ritmo. Pare che lo spin-off vinca lì dove la serie madre aveva fallito.

Un matrimonio da favola che nasconde tante insidie

Non è affatto convinta che il matrimonio sia la scelta giusta per lei e la sua famiglia. La giovane Carlotta, però, non può fare altro che abbassare il capo e rispondere al volere del fratello, fiero di diventare presto un membro effettivo della famiglia reale inglese. I due, dalla Germania, compiono un viaggio verso Londra per celebrare e festeggiare il matrimonio tra Carlotta e re Giorgio. La giovane regina non vuole proprio legarsi a un uomo che non conosce, così scappa da palazzo ma una volta che resta rapita e sedotta dalla bellezza e dall’affabilità del futuro marito, decide di convolare a nozze. La vita, però, che ha di fronte non è tutta rosa e fiori. La regina si trova a vivere da sola in un grande palazzo, senza riuscire a capire il motivo per quale una donna debba sposarsi solo per servire il marito e mettere al mondo un erede. La storia si muove così su due linee temporali. Nel presente vediamo una regina adulta e costretta a risolvere una crisi nel suo regno, dopo la nipote e unica erede al trono è morta di parto.

Non è un semplice spin-off

Una regia patinata, abiti sontuosi, feste da favola, sguardi languidi e sognanti, battute graffianti, una storia intensa e romantica che arriva subito al dunque. Impossibile non tessere le lodi della serie di Netflix. È innegabile il fatto che La Regina Carlotta ha saputo giocare bene le sue carte, ma allo stesso tempo, è andata ben oltre il semplice romanzo storico. Pur vivendo all’ombra di Bridgerton, la serie con sagacità ha raccontato la vita di una donna che, per l’epoca, era (per davvero) fuori dagli schemi. Emerge, infatti, il ritratto di una sovrana forte, giusta, premurosa, che non rincorre solo il benessere del suo status sociale, ma che crede di voler cambiare il mondo e lasciare un segno nel cuore di tutti. Si nota molto chiaramente che si sono prese molte libertà sulla storia stessa della Regina, ma ciò non toglie il valore aggiunto della serie. Resta legata alle vicende dei Bridgerton (o almeno ad alcuni suoi protagonisti) ma esplora un mondo e una realtà che fino a questo momento era rimasta celata nell’ombra. La vita di corte, con tutti i suoi annessi e connessi, non è mai stata così sexy, ammaliante, pericolosa e piena di insidie.

Shonda Rhimes che scrive un "fanta-regency"

È comunque una serie che ha i suoi limiti, anche se è un prodotto gradevole e ben strutturato. Viene "venduto" come un racconto storico e per di più ambientato in epoca regency, ma, in realtà, La Regina Carlotta non è niente di tutto questo. Di storia e attendibilità ha ben poco, tranne per la forza e la destrezza della sovrana che era una donna che amava l’arte e che era innamorata del suo re. Per il resto ha uno sguardo molto contemporaneo, soprattutto sull’importanza delle donne in un mondo di uomini e sui temi dell’inclusività di razza e sesso. Cosa che all’epoca non era neanche lontanamente immaginare.

La-Regina-Carlotta-serietv2

Ma, si sa, a Shonda Rhimes piace stravolgere i contesti narrativi. Inoltre, si ostina a voler etichettare la serie come un puro regency, ma in realtà, non solo è ambientata nel secolo precedente, ma durante i primi anni del regno della Regina non si parlava ancora di "stagione degli eventi", di moda e di tutte le altre caratteristiche di quel periodo. Shonda non fa altro che cavalcare una moda e far scoprire a tutti un genere che è già molto conosciuto, fin dai tempi dei romanzi di Lyala, ma che non è mai balzato agli onor di cronaca. In Italia, ad esempio, grazie ai romanzi Mondadori che arrivano in edicola, il regency è sempre stato molto apprezzato, soprattutto dal pubblico femminile fin dagli anni ’80.

Perché vedere la serie tv

A chi è piaciuto Bridgerton troverà ne La Regina Carlotta pane per i suoi denti, dato che la serie di Netflix conserva tutte le caratteristiche più belle della saga arrivata in streaming nel 2020. È da vedere per immergersi in una storia romantica ma per nulla banale. E piace proprio perché è un romanzo storico che riflette sui problemi più caldi della società di oggi.

Revisionismo storico? Sì, grazie

Fa storcere un po' naso il modo in cui un pezzo di storia moderna viene riletto a uso e consumo dello spettatore di oggi. Non si tratta, però, di un revisionismo o di un voler riscrivere i fatti realmente accaduti, ma più che altro si tratta di raccontare la storia con un’ottica più giovane e meno conservatrice, con il solo intento di intrattenere.

La Storia vera la si trova sui libri ed è ben diversa da come è raccontata in tv.

Commenti