Serialità

La stagione 19 di Grey’s Anatomy? Un pendolo tra dolore e noia

Cala il sipario anche su Grey's Anatomy. La stagione numero 19 conferma, però, le criticità di una serie che da tempo ha perso la sua verve

La stagione 19 di Grey’s Anatomy? Un pendolo tra dolore e noia
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A poche settimane di distanza dalla programmazione americana, anche in Italia viene trasmesso il tanto atteso finale di stagione di Grey’s Anatomy. Sul colosso di Disney+, dal 21 giugno, sono disponibili gli ultimi due episodi del capitolo numero 19 del longevo medical drama creato da Shonda Rhimes, ora lanciatissima su Netflix con la saga in costume dei Bridgerton. Dopo ben 19 anni, e dopo una marea di emergenze mediche e dopo innumerevoli tragedie personali (e non), la serie tv ancora non arriva al suo giro di boa. Resta ben salda nelle sue convinzioni e continua la sua corsa nel cuore del pubblico che, nonostante tutto, non smette di premiare la serie medica di ultima generazione. Una stagione di Grey’s Anatomy arriva al termine ma, per il prossimo anno, un’altra è già stata confermata anche se a causa dello sciopero degli sceneggiatori, e come riportano le notizie dall’America, è stata posticipata direttamente al gennaio del 2024 (insieme a Station 19, il suo spin-off). Quindi, perché non regalare al pubblico un finale con il botto? Gli ultimi due episodi segnano una svolta sostanziale (finalmente) per gli eventi che hanno interessato la stagione 19, ma i colpi di scena e le rivelazioni non sono bastati per risollevare le sorti di Grey’s Anatomy.

C’è una certa stanchezza negli intrecci narrativi della serie, cosa anche giusta dopo ben 19 anni di onorata carriera, ma dopo l’uscita di scena di Meredith (che resta però come voce narrante) e dopo l’addio di Maggie (avvenuta qualche episodio fa), lo show cerca di puntare su nuove e vecchie glorie dello Sloan Memorial Hospistal, senza riuscire però a creare qualcosa di nuovo all’interno dell’ospedale più ambito di Seattle. Eppure, consapevoli di questo, è impossibile prendere le distanze da Grey’s Anatomy. Chi ha visto lo show dalla prima puntata proprio non riesce a voltare le spalle alla famiglia dello Sloan Hospistal.

Viaggio a Boston con turbolenza

C’è una legge (non) scritta nell’universo delle serie tv americane: i finali di stagione deve sempre cercare di rompere gli equilibri e mai mettere un punto fermo alla storia, soprattutto quando lo show è stato confermato per un altro anno. In pratica, si gioca con il pubblico e si spera di ottenere un effetto sorpresa in vista della prossima stagione. Ma cercare di trovare un espediente narrativo in Grey’s Anatomy che possa essere di impatto non è facile. In 19 anni abbiamo visto praticamente di tutto: da sparatorie in ospedale, incidenti d’auto, aerei che cadono, tempeste di pioggia e chi più ne ha più le metta. Quindi, il doppio episodio che chiude la stagione è in linea con quanto è successo nel corso di questi 20 episodi. Se la prima parte cerca di mettere un punto fermo alle vicende dei nuovi specializzandi, e in particolar modo alla storia con Trey e Lucas in qui la donna fugge dall’altare (come era previsto) per correre tra le braccia del nipote di Amelia, la seconda smove ancora di più le acque. In un volo verso Boston per le celebrazioni del premio “Catherine Fox”, Winston, Baily, Nick, Amelia e Richard ripensano alle loro vite. Perla di diamante è il ritorno di Meredith e di Maggie, dove la celebre protagonista si getta in un’arringa medica che potrebbe stravolgere e compromettere la carriera. A Seattle, intanto, si teme per la vita della dottoressa Altman.

Amori, riconciliazioni e morti (presunte)

Il finale di stagione cerca di aprire altri scenari in vista dei nuovi episodi che arriveranno in tv dal prossimo anno. All’orizzonte, però, com’era previsto, c’è poco o nulla di veramente importante o, quanto meno, qualcosa che possa dare uno scossone (vero e netto) a Grey’s Anatomy. Si gioca facile, camminando su un terreno già ampiamente sfruttato, senza andare a fondo della questione, e proponendo scenari piuttosto abusati che non regalano enfasi alla narrazione. Da un matrimonio saltato a un incidente d’auto, da un’operazione dell’ultimo minuto, fino a una turbolenza aerea che mette in serio pericolo la vita di tutti. Forse, è proprio il ritorno di Meredith (non quello di Maggie) a essere una vera boccata di aria fresca, simbolo che la dottoressa Grey ha ancora tanto da dire e da raccontare, e simbolo del fatto che la sua assenza ha influito molto sulla qualità della serie. Ma, da quel che sembra, l’attrice non ha intenzione per il momento di tornare nel cast fisso.

Una stagione 19 poco efficace…

Al netto delle grosse aspettative, la stagione che si è appena conclusa è stata decisamente inferiore rispetto alla precedente (che aveva le sue criticità) anche se risulta migliore rispetto alla numero 17, quella in cui la pandemia ha fatto il suo ingresso allo Sloan Memorial. Quest’anno è come se ci fossimo trovati di fronte a una sorta di ripartenza per le storie intime e personali dei medici. Se i membri più anziani hanno avuto una certa dimensione con i loro drammi, al centro delle vicende hanno preso molto spazio i nuovi specializzandi – 5 in tutto – che hanno cercato di muoversi con agilità all’interno di un contesto narrativo molto affollato senza però trovare la giusta dimensione. Forse, solo la storia di Trey e Lucas è stata interessante che da amici sono diventati amati, ma, alla fine, il colpo di scena è stato piuttosto telefonato. È pur vero che dopo 19 anni è impossibile trovare idee nuove, ma da una serie del calibro di Grey’s Anatomy ci si aspettava qualcosa in più.

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…ma con storie molto attuali

Nonostante ciò, dal punto di vista dei temi, la stagione appena conclusa ha toccato con mano diversi argomenti caldi che, proprio nell’ultimo periodo, hanno interessato il dibatto politico e sociale all’interno del sistema americano. Dalle leggi contro l’aborto che è stato raccontato in un breve ma intenso arco narrativo dalla dottoressa Addison Montgomery (tornata per un paio di episodi); senza dimenticare gli attacchi e le critiche alla sanità americana ancora imbrigliata in tanti (forse troppi) cavilli burocratici, fino alla stoccata finale in cui la stessa Meredith promette scoperte eclatanti sulla lunghissima ricerca e battaglia contro l’Alzheimer. Temi molto attuali che, di fatto, hanno permesso alla serie di andare ben oltre le semplici emergenze ospedaliere e raccontare anche – e soprattutto – il mondo che abbiamo attorno e che stiamo vivendo.

La serie che ha esaurito il suo "effetto novità"

Il nuovo capitolo di Grey’s Anatomy resta, di sicuro, il meno riuscito degli ultimi anni. Oltre a una certa stanchezza, la narrazione ha perso la sua intensità, regalando allo spettatore emozioni a buon mercato che passano subito in secondo piano.

Per il futuro? O si pensa a riformare tutto l’assetto o, dopo 20 anni, è anche giusto chiudere definitivamente uno show e conservare al meglio il suo ricordo.

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