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SERVI DEI TEDESCHI L'ITALIA DICE NEIN

Ondata di reazione contro l’articolo dello Spiegel che ci definisce un popolo di codardi: basta con i maestrini di Berlino che ci denigrano e pretendono di insegnarci a vivere. Il direttore Alessandro Sallusti replica con un editoriale: "A noi Schettino, a voi Auschwitz" (leggi l'articolo). GUARDA Il videoeditoriale del direttore Sallusti. Protestiamo inviando una mail alla loro redazione. POLEMICA Servi di Berlino? Il popolo del web dice nein. ALL'ESTERO La prima pagina del Giornale fa il giro del web

SERVI DEI TEDESCHI L'ITALIA DICE NEIN

Da ieri, almeno per noi, lo spread è sceso e non di poco. La distanza tra la Germania e l’Italia si è accorciata, e non mi riferisco al valore dei titoli di Stato. Parlo della consapevolezza che i tedeschi non sono una razza su­periore, che noi italiani non siamo il loro zerbino né servi di nessu­no. Lo deduco dopo aver letto molti dei commenti recapitati a mi­gliaia al nostro giornale e circolati in rete, da Facebook a Twitter, sul titolo: «Tedeschi, a noi Schettino, a voi Auschwitz», con il quale abbiamo aperto la prima pagina di ieri in risposta allo sprezzante articolo pubblicato dal settimanale Der Spiegel sul fatto che gli ita­liani, lo proverebbe l'incidente del Giglio, sarebbero una «non raz­za di codardi».

Il senso del mio articolo era che i tedeschi possono insegnarci alcune cose ma non come stare al mondo. La loro storia glielo impedisce e la devono smettere di fare i maestrini d’Europa perché, indipendentemente dal Pil, hanno seminato solo lutti e disastri. La sorpresa è stata che su questa tesi si è ritrovato un popolo che non ha colore politico ma dignità e senso di appartenenza. E che è stufo di pendere dalle labbra della Merkel e soci. È un buon segno. Perché adesso basta. Non meritiamo di essere declassati da oscu­re agenzie di banchieri che negli scorsi anni ci hanno imbrogliati e depredati. Non meritiamo di essere sbeffeggiati nel mondo e in­sultati da giornalisti da salotto, palloni gonfiati dell’informazio­ne. Non meritiamo di essere commissariati da una Europa che ne­ga le radici sulle quali proprio gli italiani, nei secoli,l’hanno prima costruita e poi fatta diventare il centro del Mondo.

Se tutto questo è successo è perché noi italiani glielo abbiamo permesso in nome dell’antiberlusconismo: denigrare l'Italia per colpire l’ex premier. Qualcuno ci ha provato anche ieri, prenden­do le parti dello Spiegel. A questi signori, che ci hanno criticato e insultato per aver evocato Auschwitz, vorrei ricordare che la giornata della memoria dell’Olocausto, che cadeva proprio ieri, non è una questione di stile. A rimuovere le responsabilità tedesche nel­la caccia agli ebrei in nome del politicamente corretto si rischia il negazionismo. A parlare di razza, come ha fatto il giornalismo del­lo Spiegel, si rischia il nazismo.

Non ci pentiamo di averlo scritto, perché, parafrasando la frase simbolo del caso Schettino: Italiani, torniamo a bordo, cazzo.

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