Serviranno poteri speciali anche contro il maltempo?

Metropolitana chiusa per allagamento, traffico impazzito, strade del centro trasformate in fiumi impetuosi, auto bianche rare come mosche bianche. Come ogni anno, insieme all’autunno, arriva la pioggia. E comincia lo psicodramma di stagione per Roma. Tanto che l’amministrazione poi si vede costretta, come ha fatto ieri con il vicecapo di gabinetto del sindaco, Luca Odevaine, a parlare di «evento eccezionale». Per Odevaine, peraltro, se da un lato la pioggia in settembre è «eccezionale», dall’altro lato c’è il «grande sforzo» con cui Roma ha risposto ai 44 millimetri di pioggia caduti ieri sulle strade della Città Eterna. Quale «grande sforzo» lo spiega ancora Odevaine: «Le strutture operative comunali stanno svolgendo incessantemente gli interventi di ripristino della normalità». Con splendidi risultati, considerando per esempio che la riapertura della stazione della linea A a Termini è stata rimandata a oggi. Eppure invece di sforzarsi tanto sotto l’acqua, sarebbe bastato ricordarsi per tempo di liberare dalle foglie secche i tombini che ieri sono rimasti intasati già alle prime, eccezionali gocce. Che a Veltroni servano poteri speciali anche per addomesticare Giove Pluvio? Per ora sul Campidoglio non piovono applausi ma critiche. Il capogruppo in Campidoglio di Fi, Michele Baldi, allarga le braccia di fronte allo spiacevole «miracolo» che vede Roma trasformarsi in una «capitale scandinava dai mille laghi» non appena «cade un po’ di pioggia», che «scioglie il cerone che Veltroni sparge per la città mettendo alla luce le sue rughe rovinose». E il consigliere di An Fabio Sabbatani Schiuma chiede la creazione di un «piano piogge» per affrontare le ordinarie emergenze con cui la «città palude» è costretta a fare i conti ogni volta che le nuvole si fermano a scaricare sul cielo di Roma, insistendo appunto sulla lungamente ignorata pulizie delle caditoie. Da parte sua, il capogruppo azzurro in II municipio, Daniela Chiappetti, rileva l’«oggettiva latitanza» del Campidoglio e replica seccamente alle scivolose dichiarazioni dell’entourage di Veltroni: «Non ho letto, visto né sentito - spiega - ipotesi di intervento che possano migliorare il già collassato sistema fognario della città. Quanta pazienza dovranno ancora avere i romani e soprattutto perché non si attua immediatamente un programma di prevenzione?».
E alla fine, in barba alle passioni del sindaco e al prossimo festival romano del cinema, qualcuno fa un parallelo diverso tra la Capitale e la città dei Dogi. «Roma ha gli stessi disagi di Venezia quando piove, ma la causa non è la medesima, data la conformazione della città», spiega il capogruppo di An in Provincia, Piergiorgio Benvenuti, che scuote la testa di fronte alla Città eterna alle prese con l’acqua alta. Se in laguna il colpevole del fenomeno è - appunto - la laguna, nella Capitale secondo Benvenuti è «il malgoverno amministrativo che si è articolato in questi anni», che «non ha risolto l’effetto acqua alta che si verifica a ogni forte pioggia o temporale».

Ma di ancora più grave c’è, insiste l’esponente di An, che «sono inagibili anche strade e marciapiedi totalmente riasfaltate o ristrutturati da poco, basti prendere come esempio quello di via Grimaldi, nel XV Municipio. Ciò significa che a Roma non funziona la raccolta dell'acqua piovana e sono inagibili anche strade terminate appena un mese fa». Un risultato, anche questo, eccezionale.

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