Marzio Fianese
Un muro che crolla al Palatino, nel cuore archeologico di Roma, riapre con forza il discorso sulla tutela dei Beni culturali e sulle risorse necessarie, proprio mentre il Parlamento discute dei tagli alla cultura previsti dalla Legge finanziaria.
Il crollo, verificatosi ieri poco prima dellalba, è stato segnalato dal sovrintendente Angelo Bottini al ministro dei Beni Culturali Rocco Buttiglione che si è subito recato sul posto per verificare lentità del danno. Si tratta del crollo di un muro di contenimento lungo una decina di metri, in quelle che vengono chiamate le «Voliere degli Orti farnesiani», che si trovano a pochi passi dallArco di Tito, sulle pendici nord orientali del Palatino. Il muro non è di epoca romana, ma costruito parte nel Cinquecento, parte nei secoli successivi. Serve a contenere un muro romano e si trova in una zona frequentatissima dai turisti: «Guai - ha fatto notare il sovrintendente - se il crollo fosse avvenuto in orario di visite».
Il danno fa capire quanto sia necessario un monitoraggio continuo ed esteso in tutta larea archeologica. «Una necessità - osserva il ministro Buttiglione - difficile, complicata e costosa, ma assolutamente necessaria per assicurare la tutela di un patrimonio così esteso come quello dei Beni culturali italiani».
«E non mi si dica - aggiunge Buttiglione - che dobbiamo tutelare i nostri beni perché sono visitati dai turisti e dunque rappresentano un reddito! Non è solo per questo: è che essi rappresentano un pezzo della nostra anima, che svanisce se non sappiamo entrare in contatto con i resti del nostro passato».
Il ministro precisa inoltre la sua personale scala di priorità: «Non vorrei che i politici italiani pensassero che basta dare qualche soldo al cinema e allo spettacolo per risolvere il problema. Nella mia personale gerarchia vengono prima i libri, poi i musei, quindi la prosa e la lirica; infine il cinema. Purtroppo, però libri e musei non fanno cortei e manifestazioni come gli attori...». Limpegno, che Buttiglione ribadisce dopo il sopralluogo al Palatino, è quello di «chiedere al Governo e al Parlamento i fondi necessari per tutelare il nostro straordinario patrimonio».
Sul piano tecnico, il sovrintendente Bottini ha spiegato che il crollo, dovuto con tutta probabilità allumidità, è un utile segnale dallarme: fa capire che occorre monitorare tutte le strutture del Palatino, anche quelle più recenti e neppure solo quelle aperte al pubblico. «Non faremo scavi nuovi invece - ha aggiunto - se non nella prospettiva di conservare meglio le strutture e di metterle in sicurezza per aprirle al pubblico. Ritengo, infatti, che la politica dei due tempi, ovvero prima scavare, poi dopo molto tempo eventualmente aprire al pubblico, sia sbagliata. Bisogna fare le due cose insieme: scavare e rendere visibile al pubblico, così il passato può tornare a parlarci».
Quanto alla priorità che Bottini, divenuto sovrintendente a Roma lo scorso gennaio, si trova davanti più drammaticamente è quella di «rimettere a posto la macchina, ovvero lamministrazione in tutti gli aspetti.
Per la cronaca, larea antistante il crollo è stata chiusa al pubblico per permettere i successivi interventi di restauro.
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