Sessant’anni di potere senza logorarsi

«Il potere logora chi non ce l’ha», oltre che battuta tra le più riuscite di Giulio Andreotti, ne rappresenta in sintesi la carriera politica. Nato a Roma il 14 gennaio 1919, Andreotti ha dominato la scena pubblica italiana del secondo dopoguerra: sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel quarto governo De Gasperi all’età di 28 anni, è poi stato sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, due volte delle Finanze, del Bilancio e dell’Industria, una volta del Tesoro e una dell’Interno, sempre in Parlamento dal 1945 ad oggi, ma mai segretario della Dc. Eletto deputato dell’Assemblea costituente e due volte parlamentare europeo, oggi siede a Palazzo Madama come senatore a vita, nominato il 1° giugno 1991 dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

Con la serietà dello statista e la leggerezza dell’arguto battutista, Andreotti ha attraversato tutte le stagioni politiche dell’Italia repubblicana, nel bene e nel male: l’adesione al progetto di integrazione europea, il compromesso storico, gli anni di piombo, la caduta della Prima Repubblica. Incriminato a partire dal 1993 per mafia e per l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, esce dal lungo calvario giudiziario senza macchia. E torna alla passione di sempre: la politica.

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