Sessant’anni di voto in rosa: ma la parità è ancora lontana

Alessia Marani

«Donne della Repubblica - Italiane al voto 1946-2006». Sessant’anni dopo l’interrogativo è sull’imbarazzante forbice che separa le prospettive d’allora dalla realtà di oggi: appena il 13,4 per cento della politica dello Stivale è «rosa», l’Italia è al 70° posto al mondo per rappresentanza femminile a livello istituzionale. Dati che la dicono lunga sulla conquista dei diritti e sullo stato di «salute» della nostra democrazia. Un Comitato Nazionale del Ministero per i beni e le attività culturali con a capo le storiche Gabriella Bonacchi, Simona Colarizi e Cecilia Dau Novelli, ora, ha il compito di promuoverne il dibattito, di risvegliare la memoria storica, di analizzare quant’è accaduto dal Dopoguerra a oggi, passando per i movimenti «femministi» degli anni ’70 fino alla presa di coscienza odierna dell’identità femminile che, pure, non trova riscontro nella partecipazione diretta alla politica del Paese. Il progetto è stato presentato ieri in Campidoglio. Ed è solo l’incipit di un duro lavoro che vedrà le forze confluite nel comitato impegnate in una paziente ricerca storica e sociologica che si concretizzerà in una mostra itinerante nei capoluoghi regionali e la proiezione di un video «Quelle dell’idea» con le testimonianze di chi la Repubblica italiana l’ha fatta per davvero. Come Teresa Mattei, ex staffetta partigiana, la «ragazzina» (aveva appena 25 anni) fra le 21 elette a Montecitorio il 2 giugno ’46: nove Dc, altre otto comuniste, due socialiste e una della lista «l’Uomo qualunque». «Le donne - racconta davanti alle telecamere, mentre scorrono le immagini dei manifesti elettorali dell’epoca - allora furono la vera risorsa e diedero un contributo fondamentale alla nascita della democrazia». Dice il vicesindaco Maria Pia Garavaglia in apertura dell’anteprima capitolina: «La necessità delle nostre istituzioni di istituire delle “quote rosa” è l’inquietante segnale di enormi passi indietro». Aggiunge l’assessore Mariella Gramaglia: «In Islanda la metà del Parlamento è costituita da donne. In molti Paesi europei presto la discriminante sarà inversa: le signore supereranno quota 50 per cento. Come mai questo è ben lontano dall’accadere in Italia?». Una prima risposta nelle parole di Simona Colarizi, tra le prime a credere nell’iniziativa, nata dall’attività di varie fondazioni tra cui la fondazione DNart e Il Vittoriale degli Italiani che hanno costituito il Comitato Promotore per le Celebrazioni.

«Basti pensare al diritto di famiglia, rinnovato con ritardo - ha affermato in sintesi - e ai pregiudizi che hanno rallentato l’evoluzione dell’idea di donna che si rispecchia in quella di nazione. Non è un caso che molte italiane guardino alla politica come a qualcosa di estraneo, se non avverso».

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