«Sessantamila euro o ti arresto» E in cella finisce un maresciallo

Sotto la minaccia di far scattare le manette, ha chiesto 60mila euro a tre imprenditori informatici già coinvolti in un’indagine per truffa. Per questo un maresciallo del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano è stato arrestato ieri dai suoi colleghi del comando provinciale di Como, con l’accusa di concussione e rivelazione di segreti d’ufficio. Il militare, 50 anni, aveva provato ad approfittare della difficile posizione delle tre vittime, finite nel registro degli indagati nel 2006 per l’operazione «Broken Chain», una maxi-truffa smascherata proprio dalla Guardia di Finanza. Il maresciallo aveva chiesto ai tre una grossa somma di denaro in cambio di favori nel corso dei controlli tributari cui lo stesso finanziere arrestato partecipava. La Procura di Como, al termine dell’operazione milanese, per cui i tre sono poi stati arrestati, aveva però continuato ad indagare. In questo modo aveva scoperto i loschi piani dell’ispettore, che si trova ora nel carcere di San Vittore. Nel corso degli accertamenti, le fiamme gialle hanno perquisito una banca di Erba, nel comasco, in cui sarebbe passata una parte della somma concussa e lo studio di un commercialista milanese, che al momento non risulta indagato. «Broken chain» era stata una grossa operazione che aveva permesso di scoprire una frode fiscale da 600 milioni di euro. Le indagini, scaturite anche da una verifica effettuata dal Servizio antifrode dell’Ufficio delle dogane di Como, erano iniziate nel 2004 e furono poi estese a tutta la Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio e Campania. Il meccanismo utilizzato era quello della «frode carosello», acquisto e rivendita più volte della stessa merce per sottrarre l'imposta dovuta all'erario, attraverso false fatturazioni.

A conclusione delle indagini, la Guardia di Finanza, col concorso di funzionari doganali, arrestò dodici persone e sequestrò beni immobili, conti correnti e veicoli di lusso per un valore complessivo di oltre cento milioni.

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