Sesso e mazzette per non cacciare gli abusivi dalle case popolari

Un funzionario pubblico. Marco Veniani, 55 anni, incensurato, di professione (fino allo scorso dicembre) ispettore della Gefi - la società che gestiva per conto del Comune alcune case popolari di Quarto Oggiaro - è uno dei cinque arrestati dopo il blitz sul racket delle case popolari. É accusato non solo di concussione (perché anziché monitorare il fenomeno delle occupazioni abusive avrebbe chiesto denaro per rallentare o addirittura insabbiare alcune pratiche di sgombero) ma anche di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata a «gestire» la distribuzione di una serie di appartamenti in via Pascarella e via Lopez, zona dell’area nord di Milano nota negli anni passati soprattutto per la presenza del cosiddetto «fortino della droga».
L’uomo chiedeva anche favori di natura sessuale a ragazze straniere proprio per evitare gli sgomberi. Sfruttava insomma le disgrazie altrui - quelle di gente senza nemmeno un tetto sulla testa e un giaciglio dove riposare - per trarne un vantaggio personale oltre al denaro che già riceveva per la sua disponibilità a chiudere un occhio dall’organizzazione criminale di cui faceva parte. Grazie a una denuncia presentata due anni fa da Frediano Manzi - presidente di «Sos racket e usura», l’associazione contro la criminalità e per l aiuto a vittime di usura e racket - gli investigatori della polizia hanno scoperto che gli inquilini abusivi delle case popolari di alcuni stabili di via Pascarella 16 e 18 e di via Lopez 6 hanno pagato fino a 2.500 euro per «comprarsi» un alloggio popolare, ma in alcuni casi i gestori del racket praticavano sconti. Le «pratiche» per evitare lo sgombero, invece, sono state pagate da un minimo di 350 euro a un massimo di 900. Per la «vendita» di un appartamento, gli arrestati hanno preteso da 1.000 fino a 2.500 euro.
Il tariffario emerge dagli atti dell’inchiesta che ieri mattina ha portato in carcere la banda composta da Veniani e dai suoi quattro complici. Dell’organizzazione fanno parte anche Giorgio De Martino, accusato di concorso in concussione per aver indotto una vittima a pagare 900 euro, dopo averne chiesti mille, per una casa in via Lopez; Gaetano Cammassa, detto Nino, noto «faccendiere» del quartiere e che aveva il suo «ufficio» in un bar di una delle piazze più note della zona, dove accoglieva clienti disposti a occupare un’abitazione e anche a pagare parecchio; i due custodi degli stabili Giorgio De Martino e Vincenzo Sannino, di 66 e 63 anni e Salvatore Rizzo, 49 anni, una sorta di «ariete»: era lui, quando occorreva, a sfondare le porte degli appartamenti per permetterne l’occupazione.

Mentre il vicesindaco Riccardo De Corato ha precisato che il Comune chiederà di costituirsi parte civile l’assessore regionale lombardo alla Casa, Domenico Zambetti ha definito il blitz «un’operazione frutto dell’indirizzo regionale che stabilisce tolleranza zero contro ogni violazione della legalità». E si è subito complimentato con il presidente dell’Aler Loris Zaffra.

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