Politica

Sesso e vallette, alla Rai scattano le punizioni

Sospensione dei contratti per i collaboratori e sanzioni per i dipendenti coinvolti

da Roma

Dalle carte dell’inchiesta di Potenza alle «punizioni» di viale Mazzini. Le intercettazioni tra l’ex portavoce di Gianfranco Fini, Salvatore Sottile, e alcuni dirigenti e collaboratori della Rai, per agevolare il presunto «scambio» tra comparsate e contratti in televisione contro prestazioni sessuali con aspiranti vallette, stanno per provocare effetti anche all’interno dell’azienda. Il filone «amministrativo» di Vallettopoli sta per mietere le prime vittime: ieri il direttore generale della Rai, Claudio Cappon, ha informato il Consiglio di amministrazione che «a conclusione di prime verifiche interne, saranno avviate azioni disciplinari e di tutela nei confronti dei dipendenti e collaboratori coinvolti a vario titolo nelle recenti vicende di cronaca che hanno interessato la magistratura in ordine a programmi televisivi della Rai».
Secondo indiscrezioni, i primi a finire nel mirino dei provvedimenti annunciati ieri sarebbero due dei nomi più ricorrenti nell’ordinanza firmata dal gip potentino Alberto Iannuzzi a metà giugno, quando finì dietro le sbarre anche il principe Vittorio Emanuele di Savoia: il vicedirettore risorse artistiche Giuseppe Sangiovanni e il funzionario di RaiWay Lorenzo Di Dieco.
Il primo era emerso nell’inchiesta lucana perché, secondo i magistrati potentini, Sangiovanni era «in condizione di far ottenere contratti a personaggi gravitanti nel mondo dello spettacolo, ovvero intenzionati ad entrarvi», e per questo secondo gli inquirenti avrebbe «spudoratamente e cinicamente» sfruttato il suo ruolo insieme a Sottile «per ricevere, in cambio dei favori o delle promesse effettuate, prestazioni sessuali da giovani donne». Quanto a Di Dieco, in un interrogatorio a metà giugno lui stesso avrebbe ammesso di fronte al pm Woodcock «di aver procurato sistematicamente al Sottile ragazze, di regola giovanissime, speranzose e desiderose di entrare nel mondo dello spettacolo, indotte, appunto, in tale prospettiva, ad accedere alle pressanti richieste di prestazioni sessuali».

La Rai ha poi deciso di «interrompere i contratti in corso e a non rinnovare quelli scaduti» con i collaboratori esterni, almeno «fino al completo chiarimento delle vicende e alla conclusione delle indagini giudiziarie, alle quali la Rai sta fattivamente collaborando, quale parte offesa».

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