Maria Vittoria Cascino
da Sestri Levante
Il Comune racconta il futuro industriale delle aree Finarvedi, ma fa i conti senza l'oste. Perché col cavalier Giovanni Arvedi, legittimo proprietario, nessuno ha fatto parola dei sogni sestresi. In vero l'industriale ha annunciato un potenziamento del comparto. Lo ha detto a Cremona e non molto tempo fa. Che la produzione della Arinox di Trigoso deve passare dalle 15mila tonnellate a 40mila (e gli operai s'accontentano intanto d'arrivare a 20mila).I sindacalisti confermano. Nient'altro. Ma ieri il sindaco Andrea Lavarello ha illustrato quale importante occasione di sviluppo produttivo possano rappresentare per il Tigullio quei 133mila metri quadrati, spartiti su tre capannoni, a ridosso della stazione di Riva. Dove Arinox, che produce laminati in acciaio inox di piccolo spessore, dà lavoro a 189 dipendenti. Però è «pesantemente sotto utilizzata». Perché solo il 40 per cento d'un capannone è operativo. Arvedi fa intendere che adesso si marcia, ma vuoi che lo utilizzi tutto quel terreno? «Sestri ha bisogno di un'economia mista - incalza il sindaco - che concili industria, terziario, turismo, agricoltura e pesca». Le aree a disposizione non sono molte, «è necessario pianificarle con una regia di sviluppo industriale e sottrarle alla speculazione edilizia». Perché mettici pure il recupero di tutto il capannone nord, mettici le aree necessarie a ulteriori fabbisogni Arinox, ma, secondo i calcoli dell'amministrazione, avanzerebbero 19mila metri quadrati. Che forse ad Arvedi non servono. Forse. In attesa di capirlo, il sindaco lancia un messaggio chiaro, perché i sestresi se la sentono colare dal naso: nessuna operazione immobiliare. Via libera quindi «all'industria tecnologicamente avanzata e alla valorizzazione occupazionale». In sala ci sono gli uomini del consiglio di fabbrica dell'Arinox, preoccupati, che con Arvedi non sono ancora riusciti a parlare. Qualcuno butta lì che se il cavaliere fa davvero tutto quello che ha promesso, non ci sarà tanto da scialare con gli spazi. Macché. «Prima soddisfare il fabbisogno, poi si vedrà» replica il sindaco, che insiste sulla regia del soggetto pubblico per «il recupero produttivo delle aree, il sostegno alle aziende che si insedieranno e una loro selezione sulla base dei criteri occupazionali e di certezza di futuro». Tant'è che era presente l'ex sindaco Mario Chella, presidente della neonata società di Sviluppo Economico Territoriale, braccio economico della Provincia, che dice: «Potrebbe essere lo stesso Arvedi a decidere di impegnarsi.
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