Tornare allo spirito della riforma Moratti, dimenticare «gli orrori e le bugie» del ministro Giuseppe Fioroni. E il governo Prodi che ha tagliato alla scuola il triplo di quanto fatto dal centrodestra, «535 milioni di euro nel 2008 e molto di più in previsione nei prossimi anni». Aiutando le famiglie, promette l’onorevole di An Paola Frassinetti, «con misure come il bonus libri fino a diciotto anni».
In un affollato convegno organizzato ieri, i responsabili di settore del Pdl hanno illustrato la nuova ricetta per una scuola «in grado di premiare il merito e la qualità, tornare alla disciplina e gratificare i professori». «Le scuse chieste da Capanna? Ma quali scuse - alza il tono l’onorevole Valentina Aprea, sottosegretario nel governo Berlusconi -. È finalmente ora di chiudere con il Sessantotto, dopo quarant’anni di incompetenza che hanno pesato troppo sulla nostra scuola. Basta insegnanti impreparati e studenti svogliati». Merito e disciplina, dunque, come risulta anche da un sondaggio commissionato dal senatore di An Giuseppe Valditara, stretto collaboratore della Moratti nella stesura della riforma, alla società di ricerche FerrariNasi&Grisantelli. Il risultato? La stragrande maggioranza chiede di legare lo stipendio degli insegnanti a «impegno e preparazione», di licenziare quelli che fanno troppe assenze (non per malattia). E poi che gli allievi tornino ad alzarsi in piedi quando entra l’insegnante. Addirittura l’82,7 per cento vuole «maggiore severità e disciplina nelle scuole italiane per responsabilizzare e motivare gli studenti». Il tempo pieno di Fioroni? «Un bluff - accusa Valditara che è anche ordinario di Diritto romano - perché si pretende di farlo con un organico invariato e senza stanziamenti aggiuntivi. Per non parlare dell’università, che ha bisogno di valutazioni di qualità, finanziamenti e più residenze per gli studenti. E, soprattutto, compensi decorosi per i ricercatori, che con 800 euro al mese non possono certo pensare di cominciare la carriera universitaria».
E di «generazione mille euro» parla anche l’Aprea. «I nostri giovani - così attacca il programma del Pd - non hanno bisogno di essere assistiti dallo Stato, ma devono essere cercati dal mercato del lavoro per le loro competenze e qualità». E allora l’impegno «per le tre “i”». Inglese, impresa e informatica. Ma anche alternanza scuola/lavoro, stage formativi, contratti a progetto. «Ma quando si è giovani, non a trent’anni con la flessibilità che si trasforma in precariato a vita». Indispensabile, poi, affrontare il problema degli alunni extracomunitari. «Basta inserimento selvaggio - annuncia l’Aprea -. Prima di essere immessi nelle classi dovranno sostenere un esame di italiano». Bene le tre “i”, aggiunge la Frassinetti, ma aggiungiamone una quarta, la “i“ di italiano.
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