Una settimana di passione: dalla condanna all'addio

Una settimana di passione: dalla condanna all'addio

Palermo - E' stata una lunga "settimana di passione" quella appena trascorsa per il presidente della Regione Salvatore Cuffaro dalla sentenza di condanna alle dimissioni in aula all'Assemblea regionale siciliana.
Venerdì 18 gennaio I giudici della terza sezione del tribunale di Palermo hanno condannano Cuffaro a cinque anni di carcere e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, ritenendolo colpevole di favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio, ma escludendo la circostanza aggravante del favoreggiamento mafioso. Dopo la sentenza afferma 'Non ho mai favorito la mafia. Quello che faro' lo sapete già. Domani alle 8 sarò al mio tavolo da lavoro".
Sabato 19 Cuffaro a palazzo d'Orleans incontra amici, collaboratori e giornalisti. Poi prende un vassoio che gli aveva donato un amico, pieno di cannoli siciliani e li offre alle persone presenti nel suo studio. Il presidente dell'Ars, Gianfranco Micciché afferma "Non si festeggia una condanna a cinque anni di carcere, né l'indebolimento della Sicilia". Circa mille persone partecipano ad un corteo di protesta a sotto palazzo d'Orleans inneggiano alle dimissioni del governatore. Domenica 20 Cuffaro afferma: "Non ho mai festeggiato, perché è forte in me la consapevolezza del peso della condanna a mio carico". Le dimissioni del presidente della Regione vengono chieste dal segretario del Pd, Walter Veltroni, che si dice "garantista" ma che punta il dito verso "la condanna a cinque anni per la pesante responsabilità di aver aiutato dei boss mafiosi". E anche da destra: Azione Giovani ha affisso striscioni in città chiedendo che Cuffaro lasci la sua poltrona e ha lancia una petizione via web su www.cuffarodimettitiblogspot.com, mentre il segretario de La Destra, Francesco Storace, annuncia una riunione romana dei propri dirigenti "per rifiutare una logica omertosa e giustificazionista, che porta a festeggiare una condanna".
Lunedì 21 Il procuratore Francesco Messineo illustra nel pomeriggio ai pm della Direzione distrettuale antimafia, durante la riunione settimanale, la richiesta di sospensione per Cuffaro. La documentazione serve per richiedere la sospensione dalla carica istituzionale (quella di deputato regionale), sta per essere inviata al Commissario dello Stato, Alberto Di Pace.
Martedì 22 Il commissario dello Stato, ricevuti dalla Procura e dal Tribunale gli atti che riguardano la condanna a cinque anni per favoreggiamento del presidente della Regione, Salvatore Cuffaro trasmette la documentazione al dipartimento degli affari regionali della presidenza del consiglio. Il gruppo parlamentare del Partito Democratico all'Ars presenta una mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Regione.
Mercoledì 23 Il ministero degli Affari Regionali, d'intesa con il ministero dell'Interno, avvia l' esame della richiesta avanzata dalla procura di Palermo di sospensione di Cuffaro.
Giovedì 24 Arrivato all'Ars in attesa della mozione di sfiducia Cuffaro afferma: "So di essere stato condannato con una sentenza durissima e sento una grande confusione. Non so se sia più corretto assecondare la giusta protesta che sta montando o se restare come mi chiedono decine di migliaia di siciliani. Ascolterò quest'Assemblea perché voglio fino in fondo capire qual è la cosa più giusta da fare". L'Ars respinge, con 53, voti la mozione di sfiducia presentata dal centrosinistra. Erano presenti 87 deputati su 90, 86 hanno votato, uno si è astenuto, favorevoli alla mozione sono stati in 32. La votazione avviene per appello nominale.
Venerdì 25 La vicenda che riguarda il presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro , è definita "inquietante" dal segretario di Rifondazione comunista, Franco Giordano, a Palermo per partecipare a un' iniziativa del suo partito per chiedere le dimissioni del governatore.

E da Siena Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confindustria: "Mentre gli imprenditori siciliani combattono contro, il pizzo il governatore della Sicilia viene condannato a 5 anni di reclusione e decide di restare al suo posto".

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