«Il settore si difende con la lotta all’illegalità e alle frodi sportive»

Lotta all’illegalità e alle frodi sportive, sono due fra i temi che più stanno a cuore di Enea Ruzzettu, amministratore delegato Intralot Italia, società presente sul nostro territorio con circa 600 negozi di gioco a fronte di un investimento di oltre 100 milioni di euro, anche nella sua qualità di vice presidente dell’associazione «Giochi e Società».
Sulla lotta all’illegalità, Ruzzettu afferma: «Vogliamo evitare che una gestione non coordinata dell’azione di contrasto, tra gli organi istituzionalmente preposti, finisca per arrecare danni alle aziende che hanno investito in questo settore e che fanno grandi sforzi per mantenere alto il livello di qualità dei servizi offerti. Né è giusto trasferire sugli stessi concessionari l’onere di difendere i principi di legalità non avendo questi gli strumenti e il potere, semmai le competenze dei concessionari possono essere messe a disposizione degli organismi di vigilanza. A circa metà del periodo di validità delle concessioni, gli operatori si attendono l’allineamento del mercato a quello disegnato dal bando di gara Bersani che ad oggi soffre ancora delle criticità determinate dalle reti parallele». E ancora: «Il contrasto ai ctd non va limitato solo al piano giudiziario - che è lungo, laborioso e dispendioso e ad oggi ha dato scarsi frutti - ma deve estendersi sul piano commerciale, dando ai concessionari autorizzati gli strumenti per contrastare anche su questo piano la concorrenza sleale. Come? Rivedendo l’applicazione della pressione fiscale, attualmente applicata sulla raccolta lorda e aggravata, con l’ultima finanziaria, da un ulteriore 20% su il margine di pay out inferiore all’80%. Mi auguro che si arrivi presto ad una unica tassazione sulla resa. Inoltre è necessario un ampliamento dei prodotti offerti nelle scommesse concepito in modo tale da dare agli operatori la capacità di differenziarsi per competere sul mercato, anche rispetto alle reti parallele».
Ed eccoci alle frode sportive. «La sensibilità con cui gli organismi sportivi come il Cio o, nel calcio, la Fifa e l’Uefa, stanno affrontando il fenomeno, la dice lunga sulla radicalizzazione del fenomeno a livello mondiale. Il problema non può essere scaricato solo sugli operatori ma deve coinvolgere le istituzioni sportive, le Leghe più delle Federazioni, gli organismi di ordine pubblico, i servizi di intelligence. E le sanzioni devono essere estremamente severe. Più che su un organismo consultivo come la Commissione Antifrode, ragionerei su un Osservatorio Permanente che ne rappresenta un’evoluzione. Stigmatizzerei tuttavia l’opinione per cui i rischi di corruzione sono aumentati con l’arrivo delle scommesse online e il grande volume di liquidità generato dal settore che è regolato da rigide norme sull’antiriciclaggio. Le combine c’erano anche prima. Anzi, le scommesse on line consentono di monitorare ogni tipo di scommessa e intervenire tempestivamente. È solo un problema di organizzare mezzi e procedure di contrasto. E comunque non sempre a gioco anomalo corrisponde la certezza di combine. Spesso gli orientamenti degli scommettitori sono dettati da situazioni emotive.

Per quanto riguarda l’Italia non sarebbe male ipotizzare, seppure in maniera graduale, un’ottimizzazione del modello professionistico per dare maggiore credibilità al sistema e ai consumatori. Quello italiano, con le sue 127 società, non ha pari in Europa e sembra francamente sovradimensionato rispetto alle potenzialità economico-finanziarie di molte realtà di questo settore».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica