«Severi con i picciotti, ma non con gli estremisti»

Tra i 16 membri c’è anche l’ex ambasciatore Mario Scialoja. Perplessità per la presenza dell’oltranzista Mohamed Nour Dachan

da Roma

Con l’assoluzione dei tre marocchini già prosciolti dal gup Forleo e con le nuove accuse al governo sul rapimento dell’imam Abu Omar, si anima il dibatto politico interno sull’antiterrorismo. A proposito del trio nordafricano interviene il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, che citando un articolo scritto da Lucia Annunziata sulla Stampa accusa: «Oggi nella catena della difesa in senso ampio nei confronti del terrorismo di matrice islamica l’anello dell’autorità giudiziaria continua a essere discontinuo». Mantovano ricorda come «se gli stessi elementi di fatto che sono stati contestati a Daki e ai suoi complici fossero stati contestati a un picciotto di Cosa nostra per un’imputazione egualmente associativa, come è associativo il reato di associazione terroristica contestato a Daki, nessuno avrebbe potuto togliere all’ipotetico picciotto una condanna per associazione mafiosa».
Gli risponde Clementina Forleo, che ospite del programma di Sky «Controcorrente» ha duramente attaccato chi l’ha criticata: «Questi giudici specializzati vengono solo invocati da persone illustri, quali il sottosegretario Mantovano e l’ex presidente della Corte costituzionale Baldassarre quando ci sono sentenze assolutorie che riguardano reati. Quando, invece, si è in presenza di sentenze che riguardano imputati eccellenti o leggi speciali volte a proteggere imputati eccellenti, allora i giudici specializzati evidentemente non vanno bene».
L’affondo della Forleo non risparmia nemmeno Lucia Annunziata: «Mi ha colpito il suo pregiudizio culturale. L’Annunziata ha dato per scontato che Daki, per usare la sua terminologia, fosse un «picciotto», cioè che fosse inserito in un’associazione terroristica. Daki avrà avuto anche delle brutte conoscenze: si dice per esempio che negli anni ’90 frequentò l’università di Amburgo come Mohammed Atta. Ma, per essere ironica, anch’io sono stata all’università di Bari che è stata frequentata da tanta gente che ha preso altre vie, che la pensa diversamente da me, come il dottor D’Ambruoso...».
Infine un accenno velenoso al caso Abu Omar: «È la riprova che qualcosa non va. Omar è sparito ad opera della Cia e qualcuno non si è accorto o ha finto di non accorgersene».
Ma sulle nuove illazioni su un ipotetico coinvolgimento del governo italiano nel sequestro dell’imam di Milano, Palazzo Chigi ha diffuso l’ennesima smentita: «Con riguardo a notizie ancora una volta apparse su organi di stampa, relative a possibili coinvolgimenti a qualsiasi titolo di Palazzo Chigi o di istituzioni governative italiane nella scomparsa di Abu Omar, di cui si occupa la Procura della Repubblica di Milano, si ribadisce con fermezza che tali illazioni sono false, come già categoricamente espresso col comunicato del 4 luglio scorso e illustrato nel corso delle audizioni innanzi al Copaco. La presidenza del Consiglio e con essa gli apparati della medesima funzionalmente dipendenti sono del tutto estranei all’episodio in questione, di cui non hanno avuto alcuna conoscenza». Secondo punto, «ove la presidenza del Consiglio avesse mai ricevuto alcuna richiesta al riguardo da parte di autorità straniere, sarebbe stato opposto un deciso diniego».

«Il ministro Giovanardi - afferma la nota - ha pertanto riferito al Parlamento una posizione assolutamente aderente alla realtà dei fatti, anche con specifico riguardo all’impegno dell’esecutivo per la salvaguardia dei diritti umani, sui quali il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, ha interloquito, successivamente all’accaduto, con l’ambasciatore Mel Sembler, il primo luglio scorso e poi con l’autorità di governo Usa in occasione di ulteriori opportunità di incontro».

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