da Roma
Con lassoluzione dei tre marocchini già prosciolti dal gup Forleo e con le nuove accuse al governo sul rapimento dellimam Abu Omar, si anima il dibatto politico interno sullantiterrorismo. A proposito del trio nordafricano interviene il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, che citando un articolo scritto da Lucia Annunziata sulla Stampa accusa: «Oggi nella catena della difesa in senso ampio nei confronti del terrorismo di matrice islamica lanello dellautorità giudiziaria continua a essere discontinuo». Mantovano ricorda come «se gli stessi elementi di fatto che sono stati contestati a Daki e ai suoi complici fossero stati contestati a un picciotto di Cosa nostra per unimputazione egualmente associativa, come è associativo il reato di associazione terroristica contestato a Daki, nessuno avrebbe potuto togliere allipotetico picciotto una condanna per associazione mafiosa».
Gli risponde Clementina Forleo, che ospite del programma di Sky «Controcorrente» ha duramente attaccato chi lha criticata: «Questi giudici specializzati vengono solo invocati da persone illustri, quali il sottosegretario Mantovano e lex presidente della Corte costituzionale Baldassarre quando ci sono sentenze assolutorie che riguardano reati. Quando, invece, si è in presenza di sentenze che riguardano imputati eccellenti o leggi speciali volte a proteggere imputati eccellenti, allora i giudici specializzati evidentemente non vanno bene».
Laffondo della Forleo non risparmia nemmeno Lucia Annunziata: «Mi ha colpito il suo pregiudizio culturale. LAnnunziata ha dato per scontato che Daki, per usare la sua terminologia, fosse un «picciotto», cioè che fosse inserito in unassociazione terroristica. Daki avrà avuto anche delle brutte conoscenze: si dice per esempio che negli anni 90 frequentò luniversità di Amburgo come Mohammed Atta. Ma, per essere ironica, anchio sono stata alluniversità di Bari che è stata frequentata da tanta gente che ha preso altre vie, che la pensa diversamente da me, come il dottor DAmbruoso...».
Infine un accenno velenoso al caso Abu Omar: «È la riprova che qualcosa non va. Omar è sparito ad opera della Cia e qualcuno non si è accorto o ha finto di non accorgersene».
Ma sulle nuove illazioni su un ipotetico coinvolgimento del governo italiano nel sequestro dellimam di Milano, Palazzo Chigi ha diffuso lennesima smentita: «Con riguardo a notizie ancora una volta apparse su organi di stampa, relative a possibili coinvolgimenti a qualsiasi titolo di Palazzo Chigi o di istituzioni governative italiane nella scomparsa di Abu Omar, di cui si occupa la Procura della Repubblica di Milano, si ribadisce con fermezza che tali illazioni sono false, come già categoricamente espresso col comunicato del 4 luglio scorso e illustrato nel corso delle audizioni innanzi al Copaco. La presidenza del Consiglio e con essa gli apparati della medesima funzionalmente dipendenti sono del tutto estranei allepisodio in questione, di cui non hanno avuto alcuna conoscenza». Secondo punto, «ove la presidenza del Consiglio avesse mai ricevuto alcuna richiesta al riguardo da parte di autorità straniere, sarebbe stato opposto un deciso diniego».
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