Sexy processo Scopre in aula che il marito va a prostitute

Negli stessi istanti in cui l’escort Nadia Macrì veniva interrogata dalla Procura, nel tribunale milanese si celebrava ieri un altro processo per prostituzione: ma, non figurando vip né tra le ragazze né tra gli utenti, il dibattimento scorreva nell’indifferenza mediatica. Eppure è in quell’aula che, davanti al tribunale presieduto dal giudice Anna Introini, si è sfiorato il dramma familiare. É accaduto che la Procura convocasse come testimoni alcuni clienti di una casa di appuntamenti gestita dal clan sotto processo. Ma, come sempre accade, nella citazione erano indicati solo l’orario e l’aula, ma non il «tema» del processo. Così un maturo signore, non collegando la convocazione alle sue visite nella casa, ha pensato bene di presentarsi in aula accompagnato dalla moglie. Quando è andato a sedersi sulla sedia dei testimoni, l’uomo si è trovato così nella scomoda situazione di dove rivelare davanti alla consorte il suo vizietto o di mentire ai giudici. Soppesate le conseguenze, ha scelto senza esitazioni la seconda strada: rispondendo alle domande del pm ha negato risolutamente di avere mai frequentato l’appartamento; gli è stato contestato che le prove delle sue visite erano emerse chiaramente durante le indagini, ma lui, sempre più imbarazzato, ha continuato a negare.

A togliere l’uomo dai pasticci, evitandogli una incriminazione per falsa testimonianza, ha provveduto un avvocato che con una scusa («i parenti dei testimoni non possono stare in aula») ha fatto uscire la signora. E l’interrogatorio è potuto ricominciare da zero.

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