Gianandrea Zagato
«Noi non abbiamo nessun interesse a fare incontri pubblici con altri candidati e non ne faremo se non quello che ho organizzato al Circolo della stampa». Così il coordinatore di uno dei partiti che sostiene Bruno Ferrante risponde allinvito lanciato da Giuseppe Amato della rete delle associazioni cittadine della zona 2 di Milano, che invitava lex prefetto a «un confronto» insieme agli altri candidati.
Risposta stile «pesci in faccia» che, racconta online Amato, segue «lo sconcertante silenzio» da parte dello stesso Ferrante dopo avergli richiesto «disponibilità allincontro pubblico per il 16 o 17 gennaio prossimo in un teatro della nostra zona». Sì, il candidato dellUnione non ha nemmeno fatto finta di avere un impegno improcrastinabile o, comunque, di rispondere quantomeno per cortesia. No, Ferrante, al di là delle dichiarazioni di facciata, di volere «primarie vere, sceglie strategicamente di non misurarsi con gli altri candidati. Il risultato? Be, i comitati cittadini della zona 2 potrebbero «disertare le urne, non partecipare alle primarie che invece di essere un momento di democrazia partecipata stanno trasformandosi in uno scontato e maldestro cerimoniale». Valutazione che via web trova nuove adesioni, con tanto di rischio - per Ferrante - di ritrovarsi il giorno dopo le primarie, il 30 gennaio, con un insoddisfacente 51 per cento ossia aver incassato un ben magro bottino.
Che non sarà certo daiuto nella compilazione della sua lista civica, «aperta alla società civile e rivolta ai milanesi riformisti, liberali e cattolici». Lista che «porterà - annuncia Ferrante - il mio nome e avrà un suo simbolo e una base programmatica».
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