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La sfida di Berlusconi: con questi pm non parlo

Qualcu­no non ha ancora perso la speranza di portare l’Italia nel caos. in prima linea ci sono i pm che ogni giorno buttano benzina sul fuoco. Ma Berlusconi non intende cedere: "Io con quelli non parlo"

La sfida di Berlusconi: 
con questi pm non parlo

Il governo non c’è, il governo cade, la mag­gioranza è divisa, ormai è questione di ore eccetera eccetera. Il governo, quello vero e non quello raccontato su giornali e tv, è in­vece vivo e vegeto e ieri ha potuto contare su una maggioranza qualificata (316 sì con 8 assenti) per approvare definitivamente la manovra fi­nanziaria già benedetta dai vertici politici e fi­nanziari europei. I catastrofisti subiscono un al­tro colpo ma ovviamente non mollano, suppor­tati dai loro amici teppisti che ieri hanno assedia­to Montecitorio provocando incidenti. Qualcu­no non ha ancora perso la speranza di portare l’Italia nel caos, e fare cadere il governo seguen­do il modello Grecia. E in questo sono in prima linea i Pm che ogni giorno buttano benzina sul fuoco. Ieri è stata fatta trapelare l’intercettazio­ne (non autorizzata) tra Berlusconi e Lavitola la cui sintesi era stata anticipata, guarda caso, da L’Espresso. Ad ascoltarla si evince che la versio­ne privata (intercettata) e quella pubblica di Ber­lusconi coincidono perfettamente. Berlusconi infatti tranquillizza il suo interlocutore sugli aiu­ti economici dati a Tarantini: non abbiamo fatto nulla di male, dice il premier, e sono pronto a sca­gionarvi dall’accusa di ricatto perché è falsa. Che faccio, resto qui a Sofia? Chiede Lavitola che in quel momento non era ricercato. E Berlu­sconi risponde: resta lì, vediamo un po’.

Su questa telefonata i Pm napoletani stanno braccando il premier, minacciando di ammanet­tarlo se non accetterà di deporre come parte le­sa. Un ricatto al quale Berlusconi, che ha presen­tato una memoria scritta, non intende cedere. Io con quelli non parlo, è il suo ragionamento, per­ché sono loro ad aver commesso illegalità a ripe­tizione. Che la farsa dell’interrogatorio sia sol­tanto un tranello ormai è evidente a chiunque. Non è il primo e, dicono i ben informati, non sarà l’ultimo. Il tam tam delle Procure dice infatti che a ore potrebbero uscire dai cassetti altre intercet­tazioni. Già si sa che non contengono ipotesi di reato ma che sarebbero ghiotte per il gossip me­diatico. Adesso forse si capisce meglio perché magistrati e sinistra si sono di recente opposti al­la riforma, logica e un tempo non lontano condi­visa, della legge che regola le intercettazioni e il loro uso. Se fosse stata fatta, oggi conterebbero soltanto i reati veri, pettegolezzi e illazioni reste­rebbero confinati nella libertà di espressione tra cittadini.

Un’arma in meno per abbattere Berlu­sconi e il suo governo.

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