Domani comincia a Parigi il big game, la grande partita per l'Expo 2015. Milano presenta la sua candidatura ufficiale al Bureau international des expositions. Filmati, referenze, progetti e testimonial di prestigio: il pacchetto è ben fatto, molto accurato e ricco. Dal sindaco Moratti, che molto punta su questa manifestazione, non ci aspettavamo di meno. Ma ora, hanno saggiamente ricordato due vecchie volpi come il presidente della Regione Formigoni e quello della Provincia Penati, bisogna cominciare un gran lavoro di lobby, lavorarsi uno per uno i 98 delegati del Bureau.
Milano contro Smirne non è una partita facile come qualcuno può ingenuamente pensare. Ammesso e non concesso che la città turca non goda di grande prestigio internazionale, è tuttavia molto probabile che il mondo musulmano si schieri in blocco dalla sua parte. Smirne è avversario molto scomodo, di quelli che partono svantaggiati e perciò se li batti non hai nessun merito particolare, mentre se te le suonano fai una figuraccia. Ma allora, si chiede qualcuno, ne vale la pena? Sì, certissimamente sì. E non perché, come ripete da anni la solita congrega del piagnisteo, Milano abbia bisogno di recuperare un perduto prestigio, ma perché l'Expo è una colossale operazione di promozione globale che consente un grande salto in avanti, quale che sia la posizione di partenza, occasione per riposizionare la città nel terzo millennio.
Dunque: ristrutturazione urbanistica, consacrazione della reale dimensione metropolitana, anzi regionale, ammodernamento del sistema dei collegamenti, della mobilità e delle infrastrutture e per tutto questo stavolta il governo centrale non potrà far finta di niente, dovrà aprire i cordoni della borsa pure per Milano che a sua volta dovrà confermare la sua efficienza nel gestire e realizzare.
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