Mondo

La sfida liberale di Blair alla Ue

Il premier inglese, presidente Ue fino alla fine dell'anno, ha infatti deciso di convocare finalmente un vertice europeo a fine mese ad Hampton Court, già reggia di Enrico VIII sulle rive del Tamigi, non troppo lontano da Londra.
Già la scelta della località fa discutere. Da qualche anno, un po' per risparmiare, un po' per non essere costretti a vagabondare con seguiti monumentali, i capi di Stato e di governo avevano accettato di realizzare i loro appuntamenti a Justus Lipsius, il palazzone di Bruxelles che è in dotazione al Consiglio. Blair invece torna all'antico: porta tutti a casa sua, il che potrebbe generare interessati seguaci di questa linea: i politici estoni e polacchi, ungheresi e sloveni sono più che desiderosi di mostrare ai propri concittadini, in futuro, la loro capacità di convogliare nelle rispettive capitali la crema d'Europa.
Ma il problema creato da Blair non è tanto il «dove», ma semmai il «cosa». Perché al centro del dibattito, anziché inserire il problema costituzionale dopo la bocciatura franco-olandese o il bilancio pluriennale bocciato a fine giugno scorso - questo era il toro da prendere per le corna - il premier britannico vuole che nel «consiglio informale» del 27 e 28 ottobre si discuta del «modello sociale» per l'Europa a 25. Va insomma a toccare un tasto che, per quel che si sa, può far rischiare davvero l'esplosione. José Manuel Durao Barroso, il portoghese presidente della Commissione, getta acqua sul fuoco delle polemiche che già circolano: «Chiaro - dice - che sulle politiche sociali sarà lasciato ampio margine di manovra a ciascun Paese. Ma - ammette - è forse ora, visto il fenomeno della globalizzazione, che l'Europa cerchi almeno un minimo comun denominatore... ».
Facile a dirsi, molto meno a praticarsi se è vero che la Gran Bretagna laburista è la più «liberale» e da tempo ha affidato gran parte del suo welfare ai privati. E se si pensa che nel vecchio continente di modelli ce ne sono almeno una mezza dozzina, da quelli scandinavi a quelli mediterranei, da quelli dei nuovi Paesi dell'ex Est europeo a quello tedesco, tutti diversi e complicati a omogeneizzarsi.
Il rischio è che più che trovare una soluzione, ad Hampton Court si alimenti il fuoco che cova, abbondante, sotto la cenere. Sono ormai sei mesi che l'Europa è in stand by: ferma o quasi la commissione, bloccato il Parlamento europeo. L'unica decisione assunta, dopo convulsioni non da poco, è l'apertura delle trattative per l'inserimento della Turchia che già provoca reazioni a catena tra favorevoli e contrari. Adesso Blair, nello stagno, si appresta a gettare più che un sasso, un autentico macigno. Potrebbe ricavarne un monumento, se il gioco gli riuscisse, visto che a quel punto potrebbe esser paragonato giustamente ai padri fondatori dell'Unione.

Ma potrebbe anche scoprire che quel macigno è divenuto, dopo il lancio, una pietra tombale.

Commenti