Un sindaco leghista a Milano? Uno scherzo, una sparata elettorale. Il Pdl non prende davvero in considerazione la richiesta arrivata dallo stato maggiore del Carroccio lombardo. O meglio: non crede che si verificheranno le condizioni previste dalla Lega stessa per aspirare a Palazzo Marino: una grandinata di voti tale da diventare il primo partito in Lombardia.
Il concetto viene chiarito a più riprese dai coordinatori nazionali e regionali del Popolo della libertà, Ignazio La Russa e Guido Podestà - ieri in piazza Duomo per un comizio del Pdl, a tre mesi di distanza dall’aggressione subita dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
«Solo sparate elettorali - così le liquida il ministro della Difesa - e la Lega vive di queste sparate. La Lega - assicura il ministro - è e resterà il secondo partito della coalizione, su due peraltro, non su dieci. Il secondo partito, a grande distanza dal primo. Dovrebbero ringraziare - secondo La Russa - per aver avuto il candidato governatore in Veneto e Piemonte. Là dove sono minoritari rispetto al Pdl, in Piemonte largamente minoritari». La metafora calcistica rende bene l’idea: «Il Milan, se vinceva, poteva fare il sorpasso, ma la Lega non è a un punto».
Il Pdl è sicuro che con la Lega ci sia sì una competizione, ma sana e benefica. «Il clima con la Lega è quello di Roma - dice ancora La Russa - con Bossi sul palco che ha preso gli applausi riconoscendo il ruolo del Pdl e di Berlusconi». «Salvini? - risponde La Russa - Ma chi è Salvini, a volte me lo chiedo». «A Salvini - osserva poi La Russa - ricordo che quando la Lega ha espresso il sindaco a Milano, che io votai al ballottaggio, non portò fortuna. Quello è stato il peggior periodo per Milano e non portò fortuna neppure alla Lega, infatti Formentini se ne andò approdando ad altri partiti».
Il coordinatore del Pdl, Guido Podestà, gongola per il successo organizzativo di Roma - «squadra che vince non si cambia», dice il vicecoordinatore Giancarlo Serafini. Sul Carroccio Podestà ribadisce il concetto: «Un leghista sindaco di Milano? Non scherziamo. Il nostro candidato tra un anno si chiama Letizia Moratti». Per il presidente della Provincia quelle dei leghisti locali sono «dichiarazioni da clima elettorale». «Abbiamo cinque anni per costruire Expo che è a Milano con grande merito di Letizia - ha aggiunto - abbiamo lavorato bene in questi cinque anni con gli amici della Lega». Eppure i leghisti continuano nella loro azione politica di lotta e di governo. Stanno nelle giunte e contemporaneamente le contestano, come a Milano: «Eh, sono bravissimi in questo - sorride Podestà - dovremmo imparare anche noi».
Ma non c’è altro su cui i dirigenti lombardi e nazionali del Pdl si sentano in dovere di imparare dai leghisti. Sulla sicurezza, per esempio. «De Corato è il miglior assessore alla Sicurezza d’Italia», così La Russa sul vicesindaco finito nel mirino del Carroccio.
Ma se la Lega è tutta protesa nella competizione fra alleati-avversari, il Pdl, con i suoi dirigenti, tiene ben presente la sfida principale, quella con il Pd e la sinistra: «Abbiamo ottenuto quindici anni di risultati straordinari in Regione - ha detto Podestà - ma i cinque anni che ci aspettano sono fondamentali».
Bossi intanto getta acqua sul fuoco: «Adesso c’è la Moratti. Non si parla di cose futuribili. Adesso pensiamo alle regionali. L’anno prossimo è ancora lontano, e tanto, io e Berlusconi gli accordi li troviamo».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.