LItalia manifesta - con qualche prevedibile eccezione politica - in difesa di Israele e contro la minaccia di distruzione dello Stato ebraico esplicitamente espressa dal presidente dellIran Mahmoud Ahmadinejad. Minaccia subito inneggiata dalle folle arabe, a cominciare da quelle sciite del Libano dove linfluenza iraniana è grande.
Sfrondata dei suoi aspetti emotivi e propagandistici, questa ennesima manifestazione di viscerale odio verso Israele porta a riflettere su quattro questioni.
1) Che si tratti della Shoah, unico caso nella storia della distruzione organizzata di un popolo per quello che è, non per quello che fa o non fa; che si tratti dellunico caso nella storia delle Nazioni Unite in cui un Paese membro afferma la legittimità della distruzione di un altro Paese membro; che si tratti del sionismo, unica ideologia laica moderna che ha realizzato i suoi scopi creando una nazione democratica, multietnica e multireligiosa da un popolo disperso da duemila anni - Israele -, tanto lo Stato degli ebrei quanto lebraismo non riescono mai a sottrarsi al loro particolarismo.
2) Nel concreto, lincredibile presa di posizione del presidente iraniano che auspica la distruzione dIsraele - Paese con il quale non esiste alcun conflitto - non solo stabilisce un primato di barbarie politica, ma getta il seme, dentro e fuori dal mondo arabo, per la legittimazione dell«indicibile», anche se questo «indicibile» è da tempo quello che molti antisemiti mimetizzati in antisraeliani pensano, senza avere il coraggio di dirlo (a parte naturalmente i fondamentalisti islamici). Il che rompe un tabù psicologico e mediatico di cui è difficile immaginare le pericolose conseguenze per la società internazionale.
3) In una situazione del genere, alla quale probabilmente nessun governo reagirà con atti concreti, Onu incluso, tutto diventa possibile. Cè il rischio che la situazione sfugga di mano ai governanti e che Israele stesso, qualora fosse messo con le spalle al muro dalla minaccia di un terrorismo islamico che da tempo cerca di munirsi di ordigni nucleari, passi ad unazione preventiva.
4) Poiché del presidente iraniano si può dire tutto tranne che sia impazzito, il messaggio che egli sembra voler inviare minacciando Israele è che se le potenze occidentali (i grandi Satana che proteggono il piccolo Satana) rifiutassero di riconoscere i diritti storici dellIran (Hitler diceva le stesse cose per il riarmo della Germania) respingendo un compromesso che lasciasse libero lIran stesso di fabbricare larma atomica, creerebbero uno stato di tensione in cui Israele potrebbe servire da capro espiatorio.
Cercare il consenso attraverso la minaccia è sempre stata la politica dei dittatori.
LA SFIDA AL PERICOLO
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