Politica

La sfida in venti parole chiave

Dalla A di aula alla Z di Zampetti, guida al grande evento politico che si ripete ogni sette anni

La sfida in venti parole chiave

Paolo Bracalini

da Milano

A come aula, quella di Montecitorio oggi è attrezzata per ospitare 1.010 grandi elettori tra deputati, senatori e delegati regionali.
B come buvette, quella della Camera è fornita per sfamare deputati, funzionari e giornalisti fino alle sedute notturne. Per l’elezione del presidente della Camera sono stati consumati in una sola giornata 17 kg di caffè, 250 kg di arance spremute, 1.300 tra panini e tramezzini, 10 kg di pizza, 410 brioche.
C come catafalco, la cabina di legno e tendine nere, al centro dell’aula sotto il banco della presidenza, fatta costruire da Oscar Luigi Scalfaro nel 1992 per assicurare la segretezza del voto. C anche come campana, quella seicentesca della torre dell’orologio, sopra Montecitorio. Suonerà solo quando verrà eletto il nuovo capo dello Stato.
D come delegati, eletti dai consigli regionali per votare il nuovo presidente della Repubblica. Ogni regione ne ha tre, solo la Valle d’Aosta uno. In totale sono 58.
E come come estero, i 12 deputati e 6 senatori eletti per la prima volta dagli italiani residenti all’estero. Anche loro grandi elettori. E anche come età, quella minima per diventare presidente della Repubblica è 50 anni.
F come franchi tiratori, o cecchini, quelli che nell’urna votano contro l’indicazione del partito, impallinando il candidato ufficiale.
G come giacchetta, quella di Ciampi, tirata per farlo stare al Quirinale altri sette anni.
I come insalatiera, l’urna che raccoglie le schede degli elettori, piegate in quattro. È di vimini foderata di raso verde, con fregi dorati.
L come lapis, la matita che i grandi elettori useranno per segnare il voto sulla scheda. È proibito usare penne o stilografiche.
M come metodo, quello «Ciampi» delle larghe intese tra maggioranza e opposizione e quello «De Mita», elaborato nell’85 per eleggere il presidente al primo scrutinio, lasciando a tutti i partiti l’illusione di essere stati soddisfatti.
N come Nazanzieno San Gregorio, la chiesa di Montecitorio dove i deputati si possono raccogliere per un esame di coscienza.
O come ottantacinque, gli anni di Ciampi, il più anziano presidente della storia della Repubblica. Se avesse accettato la rielezione il nuovo mandato sarebbe scaduto a 92 anni.
P come politico, due scuole di pensiero: il presidente della Repubblica non deve essere espressione dei partiti ma «super partes». L’altra, meglio un politico di un tecnico.
Q come quorum, quello richiesto per l’elezione nei primi tre scrutini è di due terzi dell’Assemblea. Dal quarto scrutinio basta la maggioranza assoluta dei voti.
R come la rosa dei candidati che il centrodestra chiede alla maggioranza per il Colle.
S come schede, ogni elettore ne riceve una dal commesso. Sono di colore diverso per ogni votazione, per evitare trucchi nel segreto dell’urna. Nel ’92 in uno stesso scrutinio furono trovate 5 schede in più. S anche come scrutinio, ce ne volle uno per eleggere Ciampi, ce ne vollero 23 per eleggere Giovanni Leone.
T come tenuta, quella di Castelporziano, una delle residenze presidenziali oltre al Quirinale. È una enorme villa sul litorale romano circondata da 6.000 ettari di macchia mediterranea e pineta, abitata anche da daini e cinghiali. È una ex proprietà dei Savoia. Vecchio possedimento dei re d’Italia è anche l’altra residenza del Presidente della Repubblica, Villa Rosebery, a Napoli.
U come urna, vedi alla voce I di insalatiera.
V come voto, ogni elettore viene «chiamato» due volte. Prima i senatori, poi i deputati e quindi i delegati regionali, in ordine alfabetico.


Z come Zampetti Ugo, il segretario generale della Camera che assisterà Bertinotti e ufficializzerà il voto timbrando e firmando ogni scheda.

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