La sfilata di migliaia di giovani «Non vediamo l’ora di poter votare»

A sera tre ragazzi aggrediti e feriti da estremisti di sinistra

Massimo Malpica

da Roma

«Non ho mai votato e non ho mai partecipato a un corteo. La seconda cosa ora è fatta, per la prima mi tocca aspettare. Spero non troppo». Mentre cammina verso il catino di piazza San Giovanni, Gianni si fotografa con il telefonino «così mando un mms a mamma e può vedere anche lei quanti siamo. Magari riesco anche a prendere Silvio». Lui, bandiera dei giovani azzurri al collo, è uno dei tantissimi ragazzi che si mischiano al milione di persone che invade il centro di Roma. Quelli «inquadrati» nei partiti della Cdl hanno voluto sfilare insieme, dietro un unico striscione, «Rivogliamo il futuro/provate a fermarci», con i simboli di Azione giovani, Giovani per la Libertà e Movimento giovani Padani. Ci sono anche Gianni Alemanno e Giorgia Meloni alla partenza da piazza Esedra. Intonano slogan contro Prodi e Padoa-Schioppa, cantano, prendono di mira la Finanziaria, Mussi e Fioroni. Qualcuno se la prende con i Pacs, qualcuno con la «cultura antiproibizionista» del governo, partono anche diversi cori, non eleganti, verso Caruso e Vladimir Luxuria. Ma nel lungo serpentone ce n’è di tutti i colori e per tutti i gusti: ragazzi e ragazze, radicali e leghisti, fanatici del cachemire e «no global» di destra, imberbi e capelloni, uniti dalla voglia di farsi vedere e sentire. Ci sono quelli «in divisa» che sventolano bandiere con la celtica e quelli che portano la kefia, quelli per cui la politica è un’abitudine, quelli per cui lo era e quelli che qui vivono il battesimo della piazza.
C’è Luca, che è venuto da Bari in pullman e non manifestava «dai tempi del Fronte della gioventù, quando ero giovane davvero». Martina e Christian invece sono di Ancona e non avevano mai fatto politica attiva: «È la prima e non ultima volta che scendiamo in strada, questa giornata ci regala un grande senso di appartenenza, e speriamo che anche Prodi capisca qualcosa vedendo quanti siamo». Condividono Francesco e Domenico, bolognesi, attivisti di Azione universitaria: «Anche se ci teniamo a ribadire la nostra identità e la nostra cultura, è davvero bello essere qui, tutti insieme. A parte qualcuno che non è venuto e del quale non si sente la mancanza». Già. Lo smarcamento dell’Udc di Casini non è piaciuto. L’altro punto su cui tutti sono d’accordo è la leadership. «Un presidente, c’è solo un presidente», cantano i ragazzi in piazza quando Berlusconi conclude il suo intervento. «Una spanna sopra tutti, un intuito e un istinto politico inimitabili», dice con aria quasi sognante Claudio, che pure porta al collo un foulard di Azione giovani, e replica con un «no comment» a una domanda sulla successione. «Siamo un oceano, serviva un giorno così per ritrovare entusiasmo. Più del 50 per cento dell’Italia è con la Cdl», spiega Chiara, 31enne di Brescia, lei di Fi e il padre, lì accanto, che sventola la bandiera del Carroccio: «Tante anime diverse hanno manifestato e hanno criticato questo governo, senza incidenti e vetrine rotte».

L’unico, spiacevole episodio lo riferisce in serata Alemanno: venti ragazzi di Ag dell’Aquila sarebbero stati aggrediti a bastonate da un gruppo di estremisti di sinistra, a San Lorenzo. Tre i feriti: Chiara Petrocco, Daniele Ferella, Francesco Bergamotto.

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