Lo sfogo dell’ambasciatore

«Tutto quello che nasconde la casa di Montecarlo non ci rende onore». La frase è stata pronunciata ieri dall’ambasciatore italiano nel Principato, Franco Mistretta, durante un evento pubblico. D’altronde è innegabile e indiscutibilmente evidente, da qualsiasi parte si analizzi: nella numerosa comunità italiana del Principato di Monaco (circa 8mila residenti su 32mila abitanti) l’affaire Montecarlo impazza, non si parla d’altro ormai da più di due mesi. «La famosa casa di Montecarlo» al 14 di Boulevard Charlotte, così viene apostrofata da tutti, ha surriscaldato l’estate monegasca ed è diventata luogo da visitare e da fotografare quando si viene nel Principato: qualcuno si è portato via l’etichetta «Tulliani» dal citofono, chissà se come cimelio, se per nascondere o addirittura cancellare.
All’inizio se ne parlava velatamente, quasi sussurrando come da prassi, per chi vive e lavora da queste parti. Adesso se ne discute ovunque, nei bar e nei ristoranti, e persino negli appuntamenti pubblici.
È successo ieri, in occasione di un convegno dell’ordine dei commercialisti, alla presenza di relatori e personalità del sistema finanziario monegasco. L’ambasciatore Mistretta, già intervistato dal Giornale, ha aperto i lavori e un po’ a sorpresa è tornato sull’intricata vicenda: «Non so se avete visto la famosa casa di Montecarlo, al 14 di Boulevard Charlotte. Anche se da fuori non si vede molto, lo fanno tutti. Anzi - ha detto - è la prima cosa che fanno i turisti quando vengono a Monaco».
Poi ha aggiunto: «L’Italia non merita questa propaganda, perché nel Principato c’è un importante comunità italiana che già dagli anni Settanta ha animato la vita di questo piccolissimo Stato.

Erano imprenditori, non evasori fiscali - ha ricordato Mistretta - fuggiti dall’Italia a causa del terrorismo, dei rapimenti e delle Brigate Rosse. È una comunità che lavora e che contribuisce positivamente all’immagine dell’Italia nel mondo. Mentre tutto quello che nasconde l’ormai celebre casa di Montecarlo non ci rende onore».

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