Sfruttare l’elio-3 sul nostro satellite sarebbe un vero colpo

Il 20 luglio 1969 l’uomo, con Neil Armstrong, metteva per la prima volta piede su un corpo celeste che fosse la Terra. Quell’impresa apriva e chiudeva l’era della conquista dello spazio e della competizione tra Usa e Urss. Quel primo passo rappresentava, però, anche l’implicita fine della corsa alla Luna. Poco più di 3 anni dopo si concludevano le missioni umane con obiettivo il nostro satellite, e il mondo spaziale, allora unito verso quell’unico obiettivo, perdeva interesse verso la Luna. Il mondo spaziale tutto, in primo luogo ancora Usa e Urss, rivolgeva la propria attenzione verso altri corpi celesti, Venere, Marte, Mercurio e poi Giove e lo stesso sole, mentre l’uomo nello spazio faceva scegliere alle due potenze spaziale vie diverse, lo Shuttle, per gli Usa, le stazioni orbitanti per l’Urss.
Anni dopo, quella dicotomia era ancora una volta composta dalla scelta di costruire, insieme ad altri 14 Paesi, Italia compresa, la Stazione spaziale internazionale. Un progetto fortemente voluto, nel 1984, dall’allora Presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, ma che necessitava della grande esperienza acquisita dall’Urss che l’anno successivo avrebbe completato la messa in orbita della stazione orbitante Mir, pensata per un operatività di 5 anni, ma che avrebbe mostrato una ben più lunga longevità, fino al 2000. Neanche un anno prima aveva visto la luce la Stazione spaziale internazionale, la cui piena operatività, cioè la possibilità di essere abitata da 6 astronauti, inizialmente prevista nel 2004, è diventata effettiva quest’anno. Nel frattempo lo Shuttle ha mostrato i limiti del tempo.
Nel 2001, il Presidente Usa, George W. Bush, ha chiesto alla Nasa di considerare un nuovo grande progetto spaziale: la colonizzazione della Luna. Un progetto ambizioso, ancora tutto da definire, ma che ha riportato il nostro satellite all’attenzione della politica spaziale internazionale, in un’ottica di base permanente umana, non solo per l’eventuale sfruttamento delle risorse naturali, ma anche della possibilità che come avamposto possa rappresentare il confine dell’uomo per la conquista di altri pianeti: come Marte, che rimane forse il primo obiettivo dell’umanità nel Cosmo. Il cambio della guardia alla Casa Bianca ha portato a un momento di riflessione, mentre per la Stazione spaziale, ora operativa, è tempo di dimostrare la sua importanza. L’Europa ha appena confermato la volontà di proseguire nell’esplorazione robotica di Marte, ma senza chiudere le porte alla Luna che invece sembra essere il primo obiettivo di potenze spaziali emergenti come India e Cina. L’India, quarta al mondo, quest’anno ha raggiunto il suolo lunare con una sonda alla ricerca dell’elio-3, fondamentale per la fusione nucleare. La Cina non nasconde l’obiettivo di portarvi un proprio «takionauta» nel 2020, ma più per ragioni propagandistiche, che per veri obiettivi scientifici. Se la quantità di elio-3 sulla Luna fosse quella che ipotizziamo, se fosse estraibile e noi in grado di utilizzarlo, allora un solo carico dello Shuttle, circa 20mila kg, potrebbe soddisfare il fabbisogno energetico Usa per un anno. Energia pulita. Si tratta di scenari che richiedono uno sforzo tecnologico attualmente non realizzabile. Si può immaginare che il processo produttivo possa essere realizzato direttamente sulla Luna, costruendovi capacità di vivere, lavorare e fabbricare.

Tutto ciò avrebbe per riflesso un grande investimento in innovazione e, sul lungo termine, un grande vantaggio per la Terra. Lo ha insegnato la corsa alla Luna, quando il Presidente John F. Kennedy affermò che per ogni dollaro speso, dieci sarebbero stati quelli guadagnati.
*astronauta

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