È dal 1994 che la famiglia Cabassi si è rivolta alla magistratura per tornare in possesso di un suo immobile al quartiere Greco. Iter giudiziario infinito affinché quei 14mila metri quadrati dellex stamperia di via Watteau vengano «liberati da persone e cose».
Ma del trasloco anche alla fine della battaglia giudiziaria non cè traccia, anzi: già otto volte lufficiale giudiziario, con tanto di sentenza di sfratto del tribunale di Milano ha dilazionato la scadenza. Accade anche stamani e sempre con la stessa valutazione, «per motivi di ordine pubblico», mentre la famiglia Cabassi continua ad attendere lo sgombero. Quei 14mila metri quadrati sul mercato immobiliare fanno qualcosa come 7 milioni di euro. Valore niente male se di mezzo non ci fosse un dettaglio: gli occupanti non ne vogliono sapere di lasciare quellarea, dove ogni anno transitano più di 350mila persone ovviamente senza neppure staccare uno straccio di scontrino fiscale.
Già, in questi tredici anni, il centro sociale Leoncavallo è diventato una società commerciale: un po discoteca e un po ristorante con possibilità di seminare e raccogliere canapa indiana, ma anche acquistare libri o cd o poster. A sostenerlo sono gli altri centri sociali milanesi, quelli che si dicono «doc» e che, naturalmente, non pagano nemmeno loro un euro per i tributi di legge. In verità, per onore della cronaca, quelli del Leonka un affitto a Cabassi lavrebbero pure versato ma di «natura simbolica».
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