Un villaggio dimenticato nel deserto, sconvolto da una sanguinosa guerra civile. La radio annuncia lamnistia generale. Un vecchio cieco chiama a sé il nipote, Atim, e lo incarica di andare a uccidere lassassino di suo padre, prima che la faccia franca. Ma Atim diventerà amico dell'uomo, fino allassurdo di riversare proprio su di lui il bisogno della figura paterna perduta. Tra desiderio di vendetta e volontà di tornare a una condizione di vita serena, si snoda il dramma del ragazzo protagonista di Daratt, film del ciadiano Mahamat-Saleh Haroun, in programma questa sera e domani allArena di piazza Vittorio alle 20,45. La rassegna Travelling Africa promuove la conoscenza delle realtà e delle culture di quei paesi con storie che raccontano soprattutto la relazione tra valori arcaici e il mondo che cambia. Una contraddizione che rende spesso insostenibile soprattutto la condizione delle donne, vittime di pregiudizi che affondano nella notte dei tempi. Eppure cè chi non perde coraggio e cerca la possibilità del cambiamento. Non può passare inosservato, per esempio, il coraggio di Collé Ardo, che aiuta quattro ragazzine a sottrarsi al rito sanguinario dellinfibulazione in Mooaldè; oppure a quello della protagonista di Faat-Kiné che, abbandonata dal marito, cresce i due figli in condizioni al limite dellimpossibile. Nel raccontare queste due storie di donne sole, il regista Ousmane Sembène restituisce il ritratto del Senegal contemporaneo, nel quale convivono e più spesso si scontrano opposti modelli di società.
Travelling Africa è però soltanto una sezione del ciclo «Sguardi sul mondo», che da giovedì entra nel vivo con film che hanno avuto anche un ottimo successo di critica e, negli ultimi mesi, anche nelle sale. Si comincia con Caramel (giovedì alle 22,40), storia ambientata a Beirut dalla regista Nadine Labaki. In un salone di bellezza, donne di diverse generazioni si scambiano confidenze fini a offrire uno spaccato sul Libano, paese ma martoriato da decenni di una guerra fratricida.
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