Sguardo sui giovani americani 4 modi d’interpretare il ritratto

Obiettivo del nuovo spazio «TH Inside», far conoscere gli ultimi fotografi Usa

Barbara Silbe

Candido, arioso, ben concepito. È «TH Inside», nuovo spazio dedicato alla fotografia d’autore aperto da pochi giorni in piazza Oberdan 2A. Una struttura perfetta per la più giovane della arti visive, luminosa e accogliente come un gazebo in mezzo a un giardino, dietro la quale si cela (nemmeno poi tanto) la «Tommy Hilfiger Corporation», multinazionale della moda che da poco ha stabilito nello stesso palazzo d’epoca la sua sede italiana e lo showroom.
Imprenditoria e arte qui si incontrano, dando vita a un luogo cittadino gratuito che servirà a far conoscere giovani autori americani al pubblico di appassionati e collezionisti. Per la mostra inaugurale, dal titolo «Beyond the portrait. Young american photography», lo stilista statunitense ha scelto di ospitare le opere di Alec Soth, Tanyth Berkeley, Jona Frank, Alix Smith. Quattro differenti sguardi sulla società giovanile statunitense, quattro diversi linguaggi espressivi, quattro modi di interpretare il ritratto e di ricercare un dialogo intimo e confidenziale con i soggetti.
Unico punto di incontro tra loro, a volerlo cercare, è la totale neutralità di giudizio, ottenuta evitando di calcare troppo la mano con l’interpretazione personale di chi inquadra mettendo a fuoco la realtà pura e semplice, senza retorica, così come sfila davanti alla fotocamera. Un lavoro antropologico, di relazione tra chi osserva e chi è osservato, di comprensione e scoperta scevre da condizionamenti, come furono capaci solo grandi maestri del genere (Richard Avedon, Diane Arbus, Lisette Model, August Sander).
Lasciano attoniti i volti diafani immortalati da Tanyth Berkeley. Il suo sguardo artistico si concentra su bellezze poco convenzionali, fragili, normali, un po’ inquietanti, come gli studenti dei college ripresi da Jona Frank in modo quasi documentaristico, tutti calati perfettamente nel ruolo che la società impone, inconsapevolmente impegnati a farsi accettare dai coetanei, schiavi di interessi e comportamenti e omologazioni. Per Alix Smith invece, si tratta di una serie di scatti dalla forte impronta pittorica, che mettono in risalto la teatralità e l’effimero celati dietro la quotidianità di ogni individuo.
I soggetti inquadrati sono come i personaggi di uno spettacolo, interpretano la parte che ogni giorno è loro assegnata: ragazzi della borghesia in atteggiamento altezzoso, impostato, inconsapevole e studenti in jeans e maglietta, un po’ squinternati, un po’ disordinati, a rappresentare una diversa estrazione sociale con lo stesso inconscio senso di appartenenza.

Chiude la serie il lavoro di Alec Soth: le «vittime» del suo obiettivo sono ancorate alle proprie radici e ad un territorio che diventa parte integrante del sé.
La rassegna, aperta fino al 30 dicembre, è curata da Elena Bordignon. Ingresso libero con i seguenti orari: 10-19; giovedì 10-21. Chiuso lunedì.

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