Pedro Armocida
da Roma
Il giorno + bello, titolo dell'esordio alla regia di Massimo Cappelli, è o dovrebbe essere quello delle nozze. Perché cosa può andare storto se una bella coppia di innamorati (Violante Placido e Fabio Troiano al suo primo convincente ruolo da protagonista assoluto, uniti nel film e ora anche nella vita) decide di sposarsi? Non hanno problemi economici e in fondo neanche familiari, nonostante i genitori molto diversi (quelli di lei figli dei fiori, quelli di lui tradizionalissimi). E allora? «Allora succede che comunque c'è sempre una grossa pressione esterna su di noi. Il film, al di là della prima chiave di lettura, il matrimonio e ciò che comporta il rito, racconta in profondità la storia di una persona, il protagonista, che crede di essere padrona della sua vita ma in realtà non lo è. Nelle sue decisioni entrano la famiglia, gli amici e la società. È un tema che sento molto», spiega alla presentazione del film l'eclettico regista di Ascoli Piceno con una laurea in legge, un impiego alla Banca d'Italia e un occhio ai «maestri Pietro Germi e Luciano Salce». E per raccontare tutto questo, aggiunge, «ho deciso di puntare sul tema delle nozze che è, diciamolo pure, molto commerciale e ha sempre acchiappato il pubblico. Io però cerco di traghettarlo su un discorso più ampio con il tentativo di fare un affresco della società. Certo si tratta pur sempre di una commedia e c'è una connotazione molto marcata dei personaggi che così rimangono in mente».
E in effetti ciò che più colpisce nel film, in uscita venerdì prossimo, sono le pennellate sui personaggi di contorno, interpretati da attori sorprendenti (pensiamo a Giorgio Colangeli, appena premiato alla Festa di Roma, nelle vesti del frate «militante» Tito, ma anche a Carla Signoris, Marco Giuliani, Max Bruno e all'ex pornostar Selen, al secolo Luce Caponegro). Mentre il mitico Shel Shapiro, nei panni del padre fricchettone della protagonista, non ha faticato molto a entrare nel personaggio perché sembra essere proprio se stesso: «Purtroppo il ruolo paterno lo faccio già da 28 anni con una figlia bella come Violante Placido. Il giorno più bello per me è oggi, perché siamo qui e vedo tutti con un sorriso sulle labbra. Mi sembra un risultato positivo di tutto quello che abbiamo fatto». Il cantante dei Rokes non è nuovo a partecipazioni cinematografiche, lo ricordiamo in Brancaleone alla crociate di Mario Monicelli e ne Il nostro matrimonio è in crisi di Antonio Albanese (oltre che in tanta tv, Nebbia in Val Padana con Cochi e Renato, Via Zanardi 33, Vento di Ponente), e visto che ha rappresentato con le sue canzoni «il manifesto della ribellione giovanile contro gli adulti», in un primo momento solidarizza con i personaggi del film: «I genitori della protagonista sono alternativi al massimo e questo forse ha prodotto dei figli che cercano una realtà più normale con radici più ferme e meno libertarie. È una reazione normale a quello che magari i genitori avrebbero voluto». Poi però sul matrimonio, sarà per quel suo caratteristico accento londinese con influenze del nonno russo, lancia un proclama quasi mistico: «Sarò vecchio però l'idea di sposarsi la trovo così tenera, ci deve essere l'amore, comprensione, complicità. Magari mi potessi risposare, vorrebbe dire di aver rincontrato la montagna. Lo auguro a tutti.
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