«Ma non è stata così una brutta giornata». Detto da chi guadagna 20 milioni di dollari lanno senza neppure dover scendere in campo, in fondo non è altro che la verità: Maria Sharapova a Melbourne è stata impeccabile nel suo vestitino verde smeraldo con inserti gialli, sicuramente la più elegante di tutte. Però è già fuori al primo turno dallAustralian Open - e nello Slam non accadeva da Parigi 2003 -, battuta dalla sua amica del cuore Maria Kirilenko. Una sua copia minore, anche se maggiore detà di qualche mese (compie 23 anni il 25 gennaio, laltra aspetterà il 19 aprile), anche lei appetita dai bikini di tutto il mondo.
Tre set e via (7-6, 3-6, 6-4 per miniMaria), subito a casa dopo il ritorno da un infortunio alla spalla con relativa operazione che ha cancellato Masha dal circuito per buona parte del 2009. Lei comunque non si è scomposta, si è occupata nel frattempo di moda e profumi e poi si è ributtata nel tennis arrivando in Australia senza neppure un torneo di preparazione. «Non mi è mai servito prima, perché avrei dovuto farlo adesso?» ha risposto in conferenza stampa al collega Vincenzo Martucci della Gazzetta dello Sport, vincitore per Premio Coraggio di giornata perché di solito dopo domande come queste la Divina si alza e se ne va. Fatto sta però che la Sharapova, che non giocava tornei da tre mesi e mezzo, ha commesso unenormità di errori gratuiti (77), compresi ben 11 doppi falli, mentre la percentuale dei punti vinti con la prima palla di servizio è stata di appena il 70% e con la seconda il 40%. Spiegazione finale: «Ho avuto troppi alti e bassi durante il match. Ho anche servito abbastanza bene, non è lì che ho perso lincontro. Il problema è che dopo il lungo stop dello scorso anno mi manca ancora la confidenza necessaria in campo, devo riacquistare fiducia. Ora devo solo ritornare ad allenarmi e lavorare duro. Una cattiva giornata non cambia nulla: continuerò a fare quel che più amo, giocare a tennis». Non si accettano repliche.
Nel frattempo, nonostante la pioggia che ha disturbato lesordio del torneo (ma Nadal, Murray e Roddick hanno comunque vinto la loro partita desordio), noi mettiamo in conto la vittoria di Flavia Pennetta che, sotto 2-0 e palla break nel terzo set, ha fatto piangere (e sul serio) la russa Chakvetadze finita sconfitta 6-3, 3-6, 6-2. Flavia, alla caccia di un ritorno nelle Top 10 del tennis mondiale, ha dovuto sudare, e oltre che per il gioco anche lei si è messa in luce per la mise, ovvero un vestitino viola che non porta però sfortuna, «perché è il mio colore preferito». Particolare curioso: la nostra migliore tennista, uomini compresi, è scesa in campo senza sponsor, perché la Tacchini ha speso tutto il suo budget per ingaggiare Novak Djokovic («Non è che costi poco, non siamo riusciti a trattenere Flavia») e dunque la Pennetta dal 24 dicembre è senza marchio proprio dopo lanno migliore della sua carriera.
Storie italiane insomma, così come altra storia sarà la partita del secondo turno, quella con la belga Yanina Wickmayer, che dopo essere stata prima squalificata per aver saltato un controllo antidoping e poi riammessa dal Tas, ha lottato 3 ore e 20 per vincere 10-8 al terzo con la Dalgheru.
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