È nato 52 anni fa in Russia, dalle parti «artistiche» di Marc Chagall, ebreo come lui, solo che questo era pittore, mentre Shlomo Mintz è musicista e direttore d'orchestra. Il trait d'union tra i due è la viscerale passione per il violino. Chagall ne dipingeva parecchi, Shlomo Mintz li suona da quando aveva quattro anni: in entrambi si avverte quella «passione triste» tipicamente slava, quella cifra askenazita che in pittura e in musica si riconosce a colpo d'occhio e d'orecchio. Dopo il successo di sabato sera al Teatro Gassman di Gallarate, Shlomo Mintz sarà oggi al Conservatorio di Milano (Sala verdi, ore 21) insieme al pianista Petr Jirikovsky, per un concerto dal programma molto evocativo: «Inizierò - ci racconta Mintz - con la Partita numero 2 in re minore di Bach riscritta da Schumann, che riscrivendola ci ha aggiunto il pianoforte: questo ne fa da sempre uno dei pezzi più eseguiti, lavorati e trasfigurati della tradizione musicale classica. Lo si potrà ascoltare al Conservatorio arricchito da inedite suggestioni armoniche. Proseguiremo poi con la Sonata numero 3 in re minore di Brahms e la Tizgane di Ravel. Il finale, però, lo lascio aperto: può darsi che in quel momento seguirò i desideri musicali del pubblico, oppure lo trascinerò verso sentimenti inattesi».
Shlomo Mintz, allievo del leggendario Isaac Stern, ha debuttato come violinista a sedici anni alla Carnegie Hall, ma ha anche diretto la Royal Philharmonic Orchestra in Gran Bretagna, la NHK Symphony Orchestra in Giappone, l'Israel Philharmonic Orchestra e la Maastricht Symphony Orchestra in Olanda, dove, oltre che direttore, era anche solista. Oggi è considerato tra i migliori violinisti viventi. «Che rammarico - ci racconta - vedere nel 1994 l'orchestra della Rai andarsene da Milano! Da trent'anni frequento l'Italia per lavoro, ho tenuto qui numerosissimi concerti, ma quello è stato proprio un momento di dispiacere: l'orchestra Rai meneghina aveva eccellenti musicisti e eccellenti direttori. Oggi, ad ogni modo, ritrovo Milano molto cresciuta musicalmente: era una città conservatrice, ingessata in alcuni stili musicali che abbandonava con difficoltà, oppure troppo assorta nella sua tradizione operistica, ora invece è cosmopolita, anche per quanto riguarda la tradizione concertistica. Cosmopolita come... Sion».
Sion è la cittadina nel Vallese, in Svizzera, dove, da metà agosto a metà settembre di quest'anno, Mintz parteciperà al Festival musicale - uno dei più famosi al mondo - con un concerto intitolato Violins of hope, Violini di speranza: «Perché musica e pace vanno a braccetto, è evidente. Sion fa molto in questa direzione: ha solo trentamila abitanti, ma vi sono due concorsi internazionali di violino e due accademie musicali di eccellenza».
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