Furono oltre mille le persone rastrellate dai nazisti il 16 ottobre 1943 nel ghetto di Roma e deportate ad Auschwitz: ne tornarono 16, di cui ununica donna, Settimia Spizzichino. Ieri mattina, in occasione del sessantaseiesimo anniversario della deportazione degli ebrei, le istituzioni locali hanno deposto corone dalloro di fronte alla Sinagoga a lungotevere. Alla cerimonia era presente il presidente della Regione Lazio, Marrazzo, quello della Provincia, Zingaretti e il sindaco Alemanno oltre al rabbino capo e al presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni e Riccardo Pacifici. «È uno dei fatti più tragici avvenuti nella Roma contemporanea: questa deportazione è stata il segno più evidente di quello che è stato leffetto delle leggi razziali e della Shoah - ha detto Alemanno -. Dobbiamo tenerlo presente per capire un fatto importante. La Shoah non riguarda soltanto gli ebrei e i tedeschi, ma anche gli italiani». Per Alemanno è una piccola minoranza che si macchia di atti di razzismo e spesso si tratta di emarginati.
«Dobbiamo cercare di fare in modo che i messaggi che veicoliamo in queste occasioni non siano retorici - ha sottolineato -. Per questo continuiamo i viaggi della memoria ad Auschwitz, per permettere agli studenti di rendersi conto di ciò che è avvenuto». «Siamo qui dopo tanti anni non per un atto dovuto alla comunità ebraica, ma per un atto dovuto a noi - ha commentato Zingaretti -. Per non dimenticare che quellorrore nacque e fu prodotto da esseri umani. È accaduto e non è detto che non possa riaccadere e quindi siamo qui oggi per fare un appello ai ragazzi: difendetevi dallodio, dalla violenza, dallintolleranza perché uniti si è più forti».
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