Lo shopping notturno non va: strade piene (e negozi chiusi)

Lo shopping notturno non va: strade piene (e negozi chiusi)

Lo shopping serale si rivela un flop totale. I commercianti non hanno raccolto l’invito e quasi nessuno ha tenuto il negozio aperto fino alle 22. Con tutta probabilità nemmeno stasera ci saranno saracinesche alzate dopo gli orari canonici. Venerdì sera in Galleria Vittorio Emanuele non è rimasto aperto nemmeno il megastore di Ricordi. Tutti chiusi, ad eccezione della boutique di Massimo Dutti. Eppure, tra cinema e ristoranti, il via vai di gente non mancava di certo. Stessa situazione nella vie dello shopping per eccellenza: vetrine buie e serrande abbassate sia in corso Buenos Aires sia in corso Vercelli. E nemmeno i negozianti di via Dante o via Manzoni hanno prolungato i turni. Il motivo? Semplice, non conviene. I costi per il personale sono troppo alti rispetto agli incassi. E così, nemmeno ora che tutti hanno bisogno di lavorare e di vendere la merce, si sceglie l’apertura by night. Si preferisce il metodo tradizionale: più che puntare su nuovi orari, ci si gioca tutto sui saldi strong dal primo minuto, con ribassi già dal 50 all’80%.
Non fa eccezione la via del lusso, Montenapoleone. «A dicembre - spiega Guglielmo Miani, presidente dell’associazione di via - abbiamo fatto un sondaggio tra i negozianti per capire se erano favorevoli o meno all’apertura serale di gennaio. Ebbene, il 95% ha detto no. Quindi abbiamo deciso di non insistere». Secondo Miani un conto è tenere le boutique aperte la sera quando c’è un grosso evento in corso (dalla Vendemmia in Montenapoleone alle degustazioni della Dolce Vita o al salone del Mobile). Altrimenti la formula degli acquisti by night non funziona, non è attraente. Insomma, per ora i negozi griffati stanno bene così e non sentono la necessità di nessun decreto Monti né di alcuna liberalizzazione. «Essendo area turistica - puntualizza Miani - godiamo già di una maggior libertà su chiusure e aperture. Ci basta quella».
Non solo i negozi a cinque stelle. Anche i piccoli commercianti bocciano l’estensione degli orari. Soprattutto quelli che non possono permettersi più personale e gestiscono gli orari del lavoro con turni decisi all’interno della famiglia. «Piuttosto chiudiamo - minacciano in tanti -. Mica siamo delle grandi catene di distribuzione».
I commercianti rilanciano e suggeriscono di correggere la formula delle compere di sera. «Affianchiamo l’apertura dei negozi ad eventi pubblici e manifestazioni, via per via. Solo così potremo attirare gente».
Qualcuno suggerisce di creare un’abitudine tra il popolo dello shopping. E cioè seguire l’esempio statunitense, dove ogni giovedì sera si prolunga l’orario di lavoro nei negozi. Se i negozianti sono reticenti di fronte all’apertura fino alle 22, figuriamoci verso quella 24 ore su 24. «Impossibile» è il commento di tutti. L’unica soluzione è fare squadra: l’apertura a macchia di leopardo non conviene a nessuno, tanto vale stabilire un calendario di aperture serali in ogni zona della città. Insomma, l’apertura di sera non aiuta a far decolalre la stagione dei saldi. Che partono un po’ zoppicanti. La gente in giro è tanta, tantissima ma quelli che acquistano sono pochi.

Grande afflusso in centro nel giorno dell’Epifania, meno ieri e giovedì. C’è da dire tuttavia che la spesa media supera quella prevista da Confcommercio, che stimava 200 euro a testa. Alla cassa gli scontrini battuti parlano di almeno 50 euro pro capite in più.

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