da Parigi
Lex premier britannico Tony Blair attraversa la Manica e irrita la gauche. Arrivato a Parigi quale ospite donore del congresso dellUmp (Unione per un movimento popolare, di centrodestra) - invitato dal presidente francese Nicolas Sarkozy, che è anche il numero uno del partito - si è presentato ieri al pubblico parlando nella lingua di Molière e con parole che hanno divertito i congressisti e deluso il Partito socialista. «Io sono un politico di centrosinistra, in Gran Bretagna sono un laburista, negli Stati Uniti sarei un democratico, in Francia sarei...(abile pausa delloratore, ndr) probabilmente al governo». Ma subito dopo, incassati gli applausi dei duemila presenti, ha aggiunto: «No, scherzo, sarei nel Partito socialista ma - ha precisato con fermezza - a fianco di quelli che vogliono trasformarlo». Un elogio allEliseo, una frecciata allattuale dirigenza del Ps.
Le assise dellUmp si tengono per lanciare la campagna per le elezioni comunali e cantonali del 9 e 16 marzo prossimo. Una scadenza che arriva a quasi un anno di distanza dallingresso di Sarkozy allEliseo e che sarà un primo test per la maggioranza. Un voto che conferma lintenzione di Sarkozy di proseguire la sua linea di «apertura» praticata a livello nazionale - ha nominato ministri personaggi della gauche o comunque non di centrodestra - inserendo nelle liste comunali anche esponenti della sinistra.
Per esaltare la sua nuova politica e per mettere in difficoltà quella «vecchia» del Ps, il capo dellEliseo ha dunque pensato di ricorrere allamico Tony. I socialisti non hanno gradito e accusano lex premier di essersi «venduto» a Sarkozy, che gli avrebbe promesso il sostegno di Parigi per candidarlo a primo presidente della Ue, carica instaurata di recente.
Alla platea dellUmp lex premier britannico ha riproposto il suo «ordine del giorno di una nuova governance» con una politica non più legata allo schema destra-sinistra, ma a quello futuro-passato: «Un welfare attivo e non passivo, un equilibrio fra lavoro e vita privata, i sindacati partner del cambiamento e non della resistenza». Musica alle orecchie di Sarkozy.
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