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Si chiude un’epoca: Berlusconi è innocente

Dopo cinque giorni di camera di consiglio, i giudici di Milano spazzano via le accuse contro il Cavaliere, la cui posizione era già stata prescritta nel 2001

da Milano
Dopo la Sme, anche il Lodo Mondadori esce dalle aule giudiziarie, da quasi nove anni di campagne mediatico-finanziarie. «Il fatto non sussiste» e la seconda Corte d’appello di Milano, seppur con la formula che riprende la vecchia insufficienza di prove, archivia le accuse che erano di Stefania Ariosto, Carlo De Benedetti, Vittorio Ripa di Meana, Carlo Caracciolo, Corrado Passera (ben raccolte da Boccassini & C.) sulla grande corruzione per far vincere a Silvio Berlusconi, con le tangenti e non con i diritti e le azioni, la partita di Segrate. È questa la prospettiva più rilevante della sentenza pronunciata ieri nell’aula magna del Tribunale di Milano per due vicende distinte, il Lodo Mondadori, e Imi-Sir. Tutti assolti per la prima imputazione, condanna a metà per la seconda.
E per questo motivo i difensori di Berlusconi, la cui posizione era stata prescritta nel 2001, si mostrano soddisfatti: «Con oggi si chiude un’epoca - afferma Niccolò Ghedini - quella in cui si definiva di Berlusconi un corruttore. È una sentenza molto importante per quanto riguarda il Lodo Mondatori perché conferma la nostra tesi di sempre e cioè che il fatto non sussiste». Il penalista ricorda: «Avevamo spiegato che, ove ci fosse stato il dibattimento, Berlusconi sarebbe stato assolto perché il fatto non sussiste e così è stato. La Corte d’Appello ha fatto giustizia di un massacro mediatico durato anni e anni. Per dieci anni Berlusconi è stato sottoposto ad una gogna mediatica e politica che ha condizionato questi quattro anni di legislatura e credo che finalmente si debba prendere atto della sua assoluta estraneità da vicende corruttive e della radicale insussistenza dei fatti sostenuti per anni dalla procura».
Sette anni per gli avvocati Cesare Previti e Attilio Pacifico, condannati a undici anno in primo grado nel 2003, che si vedono così ridurre pene e accuse seppur la Corte li ritenga cinghie di trasmissioni di denari a favore dei giudici Renato Squillante e Vittorio Metta. Una tesi respinta dai difensori: «È stato sconfessato il teorema accusatorio - replica Sandro Sammarco, avvocato dell’ex ministro - con l’assoluzione per la ipotizzata corruzione del Lodo Mondadori, resta la condanna per Imi-Sir ma con una fattispecie normativa molto meno grave di quella ipotizzata dall’accusa. Sul punto ricorreremo in Cassazione».
Metta era relatore della sentenza della Corte d’Appello che, come molte altre, diede ragione alla famiglia Rovelli nella «guerra» che la contrappose all’Imi per il polo chimico italiano. Cinque anni a Squillante che avrebbe avuto un ruolo attivo nella vicenda. Al punto di avvicinare l’avvocato Francesco Berlinguer perché contattasse uno dei giudici della Cassazione che doveva trattare la causa. Per questo episodio è stato dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, a causa delle attenuanti generiche, a favore di Primarosa Battistella, vedova di Nino Rovelli, e per suo figlio Felice. La vedova è stata condannata a due anni con la sospensione condizionale della pena, mentre Rovelli a tre per la corruzione dell’ex giudice Vittorio Metta. Quest’ultimo avendo ricevuto denari tra il ’90 e il ’93, secondo i giudici, è stato condannato a sei anni (13 in primo grado). Infine Acampora, presente solo per la vicenda lodo Mondadori, esce assolto avendo però subito una condanna a 5 anni e 4 mesi inflitti in appello per Imi-Sir nel processo stralcio. Era l’unico imputato presente in aula: «Faccio l'avvocato da 30 anni - ha commentato -: avere imputazioni così gravi non fa piacere. Fa piacere, invece, che sia stata ristabilita, almeno in parte, la mia innocenza». Sul fronte dei risarcimenti, invece, la Corte azzera tutte le precedenti decisioni. Nessuna provvisionale. Annullato il risarcimento di 380 milioni di euro che i giudici di primo grado avevano concesso alla Cir di De Benedetti, revocati anche i risarcimenti di 516 milioni concesso all’Imi e di un milione e 290 mila alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dovranno occuparsene i giudici civili.

Allibito il difensore della Cir, Giuliano Pisapia: «Si tratta di una sentenza contraddittoria e incomprensibile».

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