Economia

Si fa più dura la battaglia per Airbus

Andrea Nativi

da Milano

Niente nomine al vertice di Airbus fino a quando non saranno definiti ruoli e poteri all’interno di Eads. Gli azionisti francesi di Eads (30% del capitale, ripartito pariteticamente tra gruppo Lagardere e governo francese) non accettano di rinunciare senza contropartite alla poltrona più importante di Airbus, anche a costo di paralizzare Eads e di presentarsi al Salone aerospaziale di Parigi-Le Bourget, che apre il 13 giugno, con una situazione societaria imbarazzante. I soci francesi, indeboliti dall’esito del referendum sulla Costituzione europea, hanno accettato, obtorto collo, che a guidare Airbus sia per la prima volta un tedesco, Gustav Humbert, designato dall’altro socio di riferimento, il gruppo DaimlerChrysler, che detiene il 30% delle azioni di Eads, che a sua volta controlla l’80% di Airbus. A Parigi però vogliono contropartite e chiedono di rivedere la distribuzione delle poltrone. E anche se ci si rende conto dei danni che Eads e Airbus stanno subendo a causa di questa crisi senza fine, la posta continua a essere alzata.
L’immagine di Eads è oggi quella di una società in preda alle faide tra manager e agli scontri tra gli azionisti, e che comincia a perdere qualche colpo sui mercati, perché il vertice operativo non può prendere decisioni strategiche. La paralisi si estende alla controllata Airbus proprio nel momento in cui si giocano partite importanti: il debutto del superjumbo A380, penalizzato da un ritardo di mesi nell’inizio delle consegne, la diatriba con gli Stati Uniti sui sussidi governativi, la nuova offensiva della rediviva Boeing, che sta recuperando terreno e potrebbe tornare a strappare ad Airbus la supremazia nel settore aeronautico civile.
Ma tutto questo sembra non contare. La crisi è iniziata a metà dello scorso anno, quando si è dovuto decidere come sostituire i duumviri alla guida di Eads: una lotta furibonda in campo francese ha portato al defenestramento di Philippe Camus a opera di Noël Forgeard, ex capo di Airbus. Poi i francesi, dopo aver invano cercato di convincere i soci tedeschi a mettere un uomo solo alla guida di Eads (naturalmente scelto a Parigi), hanno cercato di mantenere il comando in Airbus. Invano: i tedeschi hanno imposto una rotazione e hanno anche chiarito che non intendono rinunciare al comando della sempre più importante divisione militare di Eads, destinata a Stefan Zoller. Ai francesi rimarrebbe lo spazio, gli elicotteri, l'aeronautica e poco altro. Ecco, quindi, la richiesta francese di rivedere la distribuzione delle deleghe tra i due capi azienda, Forgeard appunto e Thomas Enders, prevedendo a vantaggio di Forgeard se non una primogenitura, almeno un protettorato su Airbus. Ma i tedeschi non cedono.
La riunione del cda di Eads, l’8 giugno, è l’ultima spiaggia prima del Salone di Le Bourget.

E le poco edificanti vicende interne di Eads suggeriranno a chi sta lavorando a una possibile «Eads 2» (elettronica della difesa, nella quale dovrebbero sedere, con quote del 30%, soci francesi e Finmeccanica), a verificare con attenzione i meccanismi di governance.

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