Le maestre e il personale delle scuole materne hanno il generale obbligo di vigilare sui piccoli allievi ma - al fine di favorire lo sviluppo della loro autonomia - non sono tenuti ad accompagnarli al bagno, specie se i gabinetti sono collocati vicino all'aula didattica e sullo stesso piano. Lo sottolinea la Cassazione. In particolare, la Suprema Corte - affrontando il ricorso di una mamma di Genova - si è occupata dei margini di movimento autonomo consentiti ai bambini più piccini, quando fanno il loro ingresso negli asili comunali. La signora Marisa P. ha, infatti, presentato reclamo innanzi ai supremi giudici contro la sentenza con la quale la Corte di appello genovese le aveva negato il risarcimento danni per le lesioni riportate da sua figlia Valentina - di cinque anni all'epoca dei fatti - caduta all'asilo mentre tornava in classe dopo essere stata in bagno.
La bambina - una mattina del dicembre 1993, prima delle vacanze di Natale - aveva perso l'equilibrio proprio mentre stava per rientrare nell'aula, ed aveva sbattuto sulla porta a vetri, andata in frantumi, riportando brutte ferite. Sua madre chiamò in causa il Comune di Genova - rappresentato dal sindaco - sostenendo che il personale dell'asilo era da ritenersi «responsabile» di quanto successo a Valentina, in quanto l' insegnante doveva sempre sorvegliare i piccoli allievi e, se non poteva farlo personalmente, doveva delegare qualcun' altro. Di diverso avviso erano stati i giudici di merito che avevano ritenuto eccessivo pretendere un tipo di vigilanza così marcata nei confronti di una bambina sveglia e grandicella, caduta solo per pura «accidentalità ». E gli 'ermellinì hanno condiviso in pieno questo punto di vista. Insomma, la vigilanza va bene, ma il pedinamento al gabinetto no.
Tuttavia, la Cassazione non ha voluto condannare la mamma di Valentina al pagamento totale delle spese processuali - come avviene nei confronti di chi perde una causa - e ha stabilito che anche il Comune di Genova se ne dovrà fare carico.
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