Cronaca locale

Si «gambizza» per tornare con la fidanzata

Aveva inscenato un’aggressione da parte di due albanesi. Operato d’urgenza, è accusato di simulazione di reato

Silvia Villani

Forse Giuseppe deve aver pensato che «in guerra e in amore tutto è lecito». Così ha raccontato alla polizia di essere stato aggredito da due albanesi che, senza motivo, gli avrebbero esploso contro tre colpi con una pistola ad aria compressa. Una finzione architettata solo per tornare insieme alla ragazza che lo aveva appena lasciato. Una messinscena che adesso obbligherà un venticinquenne di Cinisello a occuparsi, nei prossimi mesi, non di bomboniere e partecipazioni, ma di tribunali e avvocati. Dopo essere stato operato dai medici dell'ospedale Bassini, davanti agli agenti che si sono presentati in corsia per interrogarlo, Giuseppe D. è crollato. «Mi sono fatto male da solo per tornare insieme alla mia ragazza. Ci volevamo sposare». Il ragazzo, si era rivolto ai poliziotti, raccontando loro una storia che fin dall'inizio aveva suscitato numerose perplessità. Giuseppe ha riferito di essersi seduto su una panchina del parco del Grugnotorto per prendere un po' di fresco ma di aver sentito all'improvviso un grosso bruciore al polpaccio. Pensando che non fosse niente di grave, ha detto di essere tornato a casa dove si è reso conto di sanguinare copiosamente da una gamba. Invece di chiedere aiuto, il giovane ha detto di essere nuovamente tornato nel parco, dove solitamente trovano riparo alcune famiglie di nomadi, per capire cosa fosse successo. Qui sarebbe stato aggredito da due albanesi che, senza dire una parola, gli avrebbero esploso contro alcuni colpi con una pistola ad aria compressa. A quel punto Giuseppe avrebbe deciso di rivolgersi alla polizia.
Nel commissariato di via Cilea, il giovane cinisellese ha raccontato la sua storia agli agenti che, contrariamente alla «vittima» dell'aggressione, si sono resi subito conto della gravità di una delle tre ferite. Portato immediatamente al pronto soccorso, Giuseppe, è stato operato. I medici hanno dovuto asportargli un piombino che gli si era conficcato nel polpaccio. Nel frattempo, però, gli agenti hanno contattato tutte le armerie della zona scoprendo che proprio la mattina della strana aggressione il giovane aveva acquistato una pistola giocattolo. Così, mentre Giuseppe D. si beava del suo momento di gloria disteso in mezzo ad amici e parenti preoccupati, i poliziotti lo hanno nuovamente interrogato. All'inizio ha cercato di negare, poi, in preda allo sconforto, ha confessato: «Mi sono ferito per impietosire la mia ragazza che mi aveva appena lasciato».

Dovrà ora rispondere all'accusa di simulazione di reato.

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