di Ugo Finetti
Silvio Berlusconi va in visita privata dal primo ministro russo Vladimir Putin e il Pd leva gli scudi. «A Mosca ci andavamo meno frequentemente noi» ironizza Massimo D’Alema. «Che il premier vada in viaggio segreto da un leader di uno dei maggiori paesi del mondo può succedere solo in un Paese non democratico» s’indigna il presidente Copasir Francesco Rutelli. «È davvero stravagante che Berlusconi si rechi due giorni da Putin e il Paese e il Parlamento siano tenuti all’oscuro dell’oggetto della visita», segue a ruota il vice presidente dei senatori Pd Luigi Zanda. Ma dev’essere un retaggio di quando la sinistra ci andava eccome, a Mosca, e per motivi che allora sì, venivano tenuti nascosti.
Le vacanze in Urss ospiti dei dittatori comunisti erano per il gruppo dirigente del Pci una sorta di «status symbol»: era segno di essere oggetto di attenzione privilegiata ed in particolare la permanenza a Mosca significava aver avuto direttamente dal vertice del Cremlino le informazioni più riservate circa la condotta da seguire nell’Occidente capitalista. Insomma: essere ospitati a Mosca sanciva il far parte della «nomenklatura» ovvero l’essere membri del gruppo dirigente del «movimento operaio internazionale». Ma non sono mancati casi al limite del grottesco.
Nell’agosto del 1968 quando la Direzione del Pci si atteggiò a partito autonomo dal Pcus prendendo le distanze dall’invasione della Cecoslovacchia decisa per reprimere «la primavera di Praga», il Cremlino seguì rigidamente il protocollo dei rapporti tra i «partiti fratelli» e cioè dette l’incarico all’ambasciatore a Roma, Nikita Rijov, di prelevare chi era rimasto a Ferragosto «di turno» alle Botteghe Oscure, Armando Cossutta, per portarlo nella sala grande della sede sovietica di via Gaeta dove davanti ad una caraffa di tè ghiacciato, cioccolate e pasticcini venne a sapere che era iniziata l’«Operazione Danubio» cioè la marcia di cinquemila carri armati dentro la Cecoslovacchia. Ma proprio in quel momento il segretario generale del Pci, Luigi Longo, si trovava nei pressi di Mosca, ospite del Pcus, a Dobi. Ugualmente i protagonisti italiani di quella «riprovazione» dei carri armati del Patto di Varsavia vennero sorpresi che, «zitti zitti», erano allegramente in vacanza in quei Paesi (come altri duecento dirigenti dei vari partiti comunisti dei «Paesi capitalistici»): oltre a Longo a Dobi, Giancarlo Pajetta era in Crimea tra Odessa e Yalta, Giorgio Amendola in Bulgaria, Enrico Berlinguer e Paolo Bufalini in Romania, Emanuele Macaluso e Ugo Pecchioli in giro per l’Urss.
Ma non mancarono i Ferragosto anche tragici. L’ultima vacanza di Palmiro Togliatti ebbe giornate stressanti. Era in dacia a Yalta in attesa di poter incontrare Kruscev, ma il leader sovietico irritato per la posizione di Togliatti che si era dichiarato contrario ad una rottura definitiva con la Cina di Mao lo evita e tra il 9 e il 12 agosto va in viaggio nelle repubbliche di Tatara e di Bakira. Quando ha notizia del suo rientro al Cremlino, Palmiro Togliatti pensa che sia finalmente giunto il momento dell'incontro, ma da Mosca gli rispondono che Kruscev ha in programma ancora un giro nelle zone agricole che lo impegnerà fino al 18 agosto. Togliatti, ricorda Nilde Iotti che era con lui a Yalta, ne fu fortemente contrariato. È il 13 agosto e tra il costernato e l’offeso Togliatti scrive allora a Kruscev: è il testo del «Promemoria di Yalta» in cui sostiene la causa del mantenimento dell'unità del movimento comunista internazionale e conclude con il deferente auspicio di «ulteriori scambi di idee con voi, qualora questi siano possibili». Nel pomeriggio perde conoscenza colpito da emorragia cerebrale ed è l’inizio dell’agonia. Togliatti avrà finalmente di fronte Kruscev solo il 20 agosto dopo che è spirato. Arriva allora il segretario del Pcus con Podgorny, Kossighin e Ponomariov e davanti al cadavere rende omaggio a «uno degli ultimi della grande generazione leninista della Rivoluzione e del Komintern».
Le vacanze in Unione Sovietica caratterizzeranno anche l’«era Berlinguer» al pari di Togliatti e Longo. Esemplare le vacanze dell'agosto 1979 dopo il ritorno all’opposizione finita la stagione dell’«unità nazionale» guidata da Giulio Andreotti. Berlinguer è reduce da un periodo di stress, sottopeso e con giramenti di testa. E così accetta l’ospitalità sovietica. Il Pcus gli ha organizzato le vacanze con la famiglia sul Mar Nero in un villino nei pressi di Yalta vicino alla spiaggia. È l’occasione per stare un po’ insieme al responsabile dei rapporti - politici e finanziari - del Pcus per i partiti comunisti occidentali, Boris Ponomariov. Quindi il segretario del Pci a fine agosto si reca per un’altra settimana da turista a Leningrado ed infine il 5 settembre va a Mosca per salutare Breznev: un incontro amichevole che si conclude con una stretta di mano e senza comunicato congiunto. È solo quando Berlinguer è sulla scaletta dell’aereo che lo deve riportare a Roma che un funzionario sovietico gli mostra la dichiarazione che intendono attribuirgli. Berlinguer si secca, ma si piega e dà l’ok.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.